martedì 9 settembre 2014
​Ieri a Parma la Messa per le missionarie saveriane uccise in Burundi. Oggi i funerali a Bujumbura, poi la sepoltura a Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo. L'assassino ha confessato: «Erano sulla terra della mia famiglia»
La Congregazione: è stato il compimento della loro missione
«Il martirio delle suore, luce per noi»
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Una grande famiglia, quella che si è ritrovata accanto alle missionarie saveriane. Nella solidarietà espressa in tante forme e modi, dai cattolici, come dai credenti di altre religioni e chiese, dalla gente comune e dalle autorità locali. Una grande famiglia, che si è poi riunita nella Cattedrale di Parma attorno alla mensa eucaristica, dove le parole e i sentimenti, che si sono rincorsi in questi giorni, hanno trovato consolazione, forza e nuova luce. A presiedere l'Eucaristia è il Vescovo, monsignor Enrico Solmi, affiancato da monsignor Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni (anche lui saveriano), dal superiore generale e dal regionale dei missionari saveriani, oltre che da numerosi presbiteri diocesani e religiosi. A salutare l'assemblea, in cui erano presenti anche i familiari delle vittime, la direttrice generale Giordana Bertacchini, che ha rivolto il grazie di tutta la Congregazione. “Voglio, vogliamo guardare a quanto è successo e alla strada percorsa da queste sorelle con la luce del Risorto che, certamente, non si è spenta domenica pomeriggio nella loro casa per Olga e Lucia e poi ha illuminato la notte buia di Bernardetta. Luce che le ha rivestite - passata la frontiera della morte - per entrare in paradiso. Loro stesse ci parlano con la loro vita e con la loro morte e con le loro parole, che ci prendono per mano per leggere insieme la parola appena proclamata”. Così monsignor Solmi, che ha commentato la pagina del vangelo attraverso alcuni scritti delle religiose, concludendo: “Cos’è successo quel giorno e quella notte non lo sappiamo nei dettagli; possiamo unire le mani nella preghiera e mettere tutto in Dio, che era lì sul calvario del loro martirio con loro. Siamo certi che le persecuzioni, l’angoscia…la spada non hanno prevalso perché in tutte queste cose “ siamo più che vincitori grazie a Colui che ci ha amati” e nulla ha potuto separarle dall’amore di Dio, perché “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Amore che invoca la misericordia anche per chi ha usato la volenza.

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