lunedì 14 ottobre 2013
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Un messaggio ai fedeli e a tutti «gli uomini di buona volontà»: è quello che scrivono, all'indomani della tragedia di Lampedusa, i vescovi siciliani. «Di fronte a  tanto dolore, che sembra non aver fine, occorre cambiare atteggiamento a partire dalle nostre comunità e coinvolgendo quanti si sentono interrogati da questa sfida umanitaria». Un appello a non considerare passeggera l'ondata migratoria sulle coste dell'Italia meridionale, e insieme un atto d'accusa verso le istituzioni e la politica, colpevoli di aver contribuito ad esasperare il problema. Parole come «ipocrisia» e «inerzia», fanno eco, nelle parole dei pastori delle Chiese siciliane, a quella «globalizzazione dell'indifferenza» da cui ha messo in guardia papa Francesco nella sua visita a Lampedusa, lo scorso 8 luglio.

«Questi morti, e le migliaia che negli anni sono stati travolti in queste acque, chiedono verità, giustizia e solidarietà - scrivono i vescovi, riuniti a Siracusa nel 60esimo anniversario della lacrimazione della Vergine -. È ora di abbandonare l’ipocrisia di chi continua a pensare che il fenomeno migratorio sia un’emergenza che si auspica ancora di breve durata». Il grido di aiuto dei migranti e la domanda di soccorso «non possono lasciare freddi o indifferenti noi e quanti, per cultura e per sensibilità, sentiamo forte a partire dal Vangelo il senso dell’accoglienza e del dialogo. La gente di Lampedusa, alla quale va la nostra gratitudine e la nostra ammirazione per l’instancabile apertura di cuore nei confronti di quanti hanno cercato approdo tra loro, ha mostrato al mondo il valore e l’efficacia dei gesti semplici e significativi del quotidiano: la vicinanza, il soccorso, il pianto, la collera, la pazienza. E nello stesso tempo ha dimostrato l’inutilità controproducente di talune risposte istituzionali che non hanno contribuito a risolvere il problema, ma anzi hanno moltiplicato il numero delle vittime». I vescovi invitano anche ad approfondire la conoscenza del fenomeno migratorio, a liberarsi «da pregiudizi e luoghi comuni», a studiare «forme possibili di aiuto e di solidarietà verso gli immigrati», a sollecitare «interventi politici ai diversi livelli che contribuiscano ad affrontare realisticamente il problema e a elaborare soluzioni efficaci».«Gli innumerevoli morti, uomini, donne, bambini, che sono seppelliti nel Mediterraneo con la loro speranza di vita e di libertà, scuotono le nostre coscienze con il loro grido di giustizia. Che il nostro silenzio e la nostra inerzia non vanifichino il loro sacrificio», concludono i vescovi. E affidano in particolare ai giovani la consegna di rispondere all'appello con i propri gesti e facendo sentire la propria voce, facendosi forti dell'insegnamento conciliare: «Costruite nell'entusiasmo un mondo migliore di quello attuale».

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