venerdì 23 maggio 2014
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Famiglia, migrazione, lavoro: sono questi i tre "luoghi" che il Papa, nel discorso che lunedì scorso ha aperto l'Assemblea generale della Cei, ha chiesto ai vescovi italiani di continuare ad "abitare"; la sfida è stata raccolta di slancio dai vescovi. Nel Messaggio finale, consegnato oggi, i vescovi dichiarano di voler "rinnovare la loro attenzione e affetto a quanti il Signore affida alle loro cure pastorali in un momento particolarmente complesso e carico di sfide umane, culturali, sociali e religiose". In particolare i "luoghi" in cui è più forte la sofferenza e il disagio: "Primo tra tutti la famiglia, fortemente penalizzata da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette una logica del provvisorio". Poi c'è quella che il Papa ha chiamato "l'affollata sala d'attesa di disoccupati, cassaintegrati, precari dove il dramma di chi non sa come portare a casa il pane s'incontra con quello di chi non sa come mandare avanti l'azienda": i vescovi esortano tutti "alla solidarietà, alla fiducia e al coraggio di non cedere alle difficoltà e a cercare insieme nuove vie di sviluppo sociale con un’attenzione privilegiata ai giovani". Le istituzioni sono invitate a porre il lavoro come una priorità su cui concentrare l'impegno di tutti. In terzo luogo, Papa Francesco ha incoraggiato a calare "la scialuppa che diventa abbraccio accogliente ai migranti, i quali fuggono dall'intolleranza, dalla persecuzione, dalla mancanza di futuro". I vescovi nel Messaggio finale ricordano i nuovi sbarchi di questi giorni, ammirano "la solidarietà di quanti con generosità aprono le porte delle loro case e del loro cuore a questi fratelli e sorelle in difficoltà, - un cordiale apprezzamento in modo speciale alle Caritas e a Migrantes", ma d'altra parte chiedono alle istituzioni italiane e degli altri Paesi "a farsi carico di questa situazione che coinvolge in maniera spesso massiccia l'Italia, ma interessa tutta l'Europa. Noi Vescovi riteniamo che i principi umani e cristiani che hanno ispirato la nascita dell’Unione Europea rimangono validi e vadano ripresi per un’applicazione reale, in una politica favorevole alla giustizia sociale, al lavoro per tutti, al sostegno della famiglia, alla vita, alla dignità della persona, alla solidarietà interna ed estera, all’accoglienza più attiva e condivisa dei migranti e rifugiati e ad una missione per la pace e la libertà religiosa nel mondo".Collegato a queste istanze c'è l'invito dei vescovi a partecipare alle elezioni di domenica 25 maggio. "Giudichiamo molto importante la partecipazione ad esse. Il Parlamento Europeo è l’unico organismo dell’Unione Europea eletto dai cittadini e quest’anno è la prima volta che ciò avviene, dopo le nuove competenze ad esso attribuite dal Trattato di Lisbona (2009). La partecipazione attiva alle elezioni è un’opportunità per esercitare la propria co-responsabilità per il futuro dell’Europa". L'ultimo pensiero è per il viaggio del Papa in Terra Santa, che si intende accompagnare con la preghiera, e per le persone in difficoltà - anziani, pensionati, disoccupati, giovani - "perché guardino al futuro con speranza".

La conferenza stampa di Bagnasco:elezione presidente Cei, scuola e Carige (di Gianni Cardinale)“Un duplice valore, non una duplice limitazione”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha definito le nuove modalità di elezione del presidente dei vescovi italiani, che verrà scelto dal Papa in base a una terna di vescovi diocesani votati a maggioranza assoluta dall’assemblea generale. Lo ha spiegato durante la conferenza stampa a conclusione della 66ª assemblea generale della Cei. Questo cambiamento statutario, ha aggiunto, è frutto di “una proposta mediana che vuole riconoscere due valori: la partecipazione del Papa, che procede alla nomina sulla base del riconoscimento del suo ruolo unico in Italia, in quanto vescovo di Roma, e il riconoscimento della partecipazione dei vescovi all’elezione del loro nuovo presidente”. Nel corso della conferenza stampa il porporato ha anche parlato della grande manifestazione sulla scuola dello scorso 10 maggio e ha ribadito l’auspicio che “tutti siano a servizio della famiglia: lo Stato, la Chiesa, qualunque istituzione”. “Tutte le tipologie di scuole” infatti sono a servizio della famiglia, che “non può mai essere scavalcata, né dallo Stato, né dalla Chiesa, né da nessuno”. “Uno Stato che ha un concezione statalista dell’educazione non sarebbe né democratico, né umano, né umanistico”, ha sottolineato il cardinale, secondo il quale “la scuola deve ritrovare il compito bello, entusiasmante, appassionato di aiutare i genitori ad educare i propri figli”. Il presidente della Cei, rispondendo alle domande, ha anche commentato la bufera giudiziaria che ha coinvolto la banca Carige di Genova (“è un fatto che ci rattrista moltissimo: rattrista me come pastore della diocesi, ma tutta la città”) e ha smentito seccamente di aver avuto contatti con il politico Claudio Scajola che in una intercettazione finita sui giornali aveva detto che lo avrebbe contattato per avere un sostegno alla sua candidatura, poi non andata in porto, alle europee. Riferendo l’entità della relativa all’otto per mille dell’Irpef assegnata alla Chiesa cattolica per il 2014 è di 1.055.321.000 euro, il cardinale Bagnasco ha poi sottolineato come rispetto all’anno scorso ci sia stato “un lieve incremento” del gettito, che nel 2013 era stato di 1.032.667.000 euro.

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