lunedì 14 ottobre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Non caduti della Guerra civile «ma vittime di una persecuzione antireligiosa che si proponeva lo sterminio programmato della Chiesa». Così il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha parlato dei 522 martiri beatificati domenica a Tarragona, in Spagna, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza di oltre trentamila fedeli. Martiri che sono stati «profeti disarmati della carità di Cristo». Un’ovazione ha accolto il messaggio del Papa che da piazza San Pietro si è riferito a questa importante cerimonia che ha visto salire all’onore degli altari sacerdoti diocesani, religiose e religiosi e laici, alcuni di questi molto giovani. «I martiri non hanno bisogno di dimostrare virtù eroiche – ha notato il cardinale Amato – ma sono illuminati da una fede per cui vale la pena di dare la propria vita. Tornano con ogni totalitarismo e ogni dittatura, testimoni che hanno il coraggio di andare controcorrente senza piegarsi alle leggi mondane». Il porporato ha riassunto il contesto storico dell’epoca, rilevando come nel 1931 con l’istituzione della Repubblica «combattere la monarchia equivaleva a combattere la Chiesa, ma la situazione degenerò durante la Guerra civile, quando iniziarono la profanazione delle chiese e perfino delle tombe, la distruzione dei simboli, ma soprattutto gli omicidi dei credenti». I martiri - ha proseguito - erano persone che non odiavano. Facevano del bene occupandosi della catechesi nelle parrocchie, dell’insegnamento nelle scuole, della cura degli ammalati, della carità ai poveri, dell’assistenza agli anziani e agli emarginati. E così «tutti siamo invitati a convertirci al bene, non solo chi si dichiara cristiano, ma anche chi non lo è. Per questo la Chiesa invita anche i persecutori a non temere di convertirsi, a non aver paura del bene, a rigettare il male. Tutti, buoni e cattivi, abbiamo bisogno di conversione».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: