lunedì 31 agosto 2015
​I cardinali Scola e Tettamanzi hanno concelebrato in Duomo la Messa in suffragio. Nell'omelia Scola ha ricordato la figura del predecessore.
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"Dalla sua vicinanza e da questi insegnamenti traiamo conforto ed impegno per costruire la Milano metropoli, ed in essa l'appropriata fisionomia del cristiano e del cittadino di questo nuovo millennio": È quanto ha detto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nell'omelia durante la messa di suffragio nel terzo anniversario della morte del cardinal Carlo Maria Martini, concelebrata con il cardinale Dionigi Tettamanzi in Duomo. Il cardinale Carlo Maria Martini, come "uomo, cristiano, Vescovo" di Milano "ci ha lasciato come eredità preziosissima la passione per la Parola di Dio" e la sua "vita e ministero" ci "dice il contenuto, il metodo e lo scopo dell'annuncio cristiano: trasmettere di generazione in generazione l'incontro con il Cristo vivo nella sua Chiesa, attraverso la testimonianza, per dilatare la comunione a tutti gli uomini. Perché fare questo rende 'piena la nostra gioia'". Ha detto ancora l'arcivescovo Scola. "La sua straordinaria capacita' di convolgerci nella Parola - ha sottolineato Scola - era per lui visibile radice di gioia". Prendendo spunto dal brano giovanneo ("Quello che abbiamo veduto con i nostri occhi... che le nostre mani toccarono del Verbo della vita") Scola ha sottolineato "un carattere decisivo del cristianesimo" che "ci porta immediatamente alla figura del Cardinale Carlo Maria Martini. All'uomo, al cristiano, al Vescovo che ci ha lasciato come eredità preziosissima la passione per la Parola di Dio. E lo ha fatto riformulando creativamente la 'lectio' biblica. In tal modo ha educato i fedeli, sacerdoti, religiosi, laici, alla familiarità con la sacra Scrittura, che posso toccare con mano visitando la nostra diocesi". "La vita - ha continuato - e il ministero del compianto Cardinale, ispirandosi al passaggio della Prima Lettera di Giovanni ('Quello che era da principio... quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi') ci dice il contenuto, il metodo e lo scopo dell'annuncio cristiano: trasmettere di generazione in generazione l'incontro con il Cristo vivo nella sua Chiesa, attraverso la testimonianza, per dilatare la comunione a tutti gli uomini". E "il ritornello del Salmo responsoriale ('Una generazione narra all'altra la bontà del Signore') sintetizza, in un certo senso, questo metodo di lettura popolare della sacra Scrittura con il dinamismo della traditio, di quella oggettiva, apostolica, anzitutto. Per questo", ha detto Scola "siamo autorizzati a sperare di speranza certa che sia assegnato 'in cielo un posto di singolare splendore a coloro che in terra hai chiamato alla guida della tua Chiesa'". In riferimento alla parabola evangelica della moneta perduta, Scola ha ricordato che "è una delle parabole della misericordia citate anche da Papa Francesco nella Bolla di indizione (Misericordiae vultus) dell'Anno Santo ormai alle porte": una passo del Vangelo in cui "l'accento non è sulla perdita ma sulla gioia del ritrovamento. Gioia che, per sua natura, viene partecipata. Gesù non si dà pace finché ogni suo figlio 'perduto' non sia ritrovato. Non perde tempo a lamentarsi per averlo perduto, impiega tutte le sue energie in questa instancabile ricerca. Niente è più urgente di questo. Questo è il contenuto proprio della missione di Gesù. Questo deve garantire a tutti la Chiesa. Per questo la sua missione consiste nel lasciar trasparire il volto misericordioso di Cristo a favore di tutte le donne e di tutti gli uomini". Citando le parole di papa Francesco "la gioia di Dio è perdonare: qui c'è tutto il Vangelo, c'è tutto il cristianesimo. Ma guardate che non è sentimento, non è 'buonismo'! Al contrario, la misericordia è la vera forza che può salvare l'uomo e il mondo dal 'cancro' che è il peccato, il male morale, spirituale. Solo l'amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori e nella storia". Come già negli anni scorsi, al termine della messa, diversi fedeli sono andati a pregare sulla tomba di Martini, nella navata di sinistra del Duomo, che è diventate meta di un pellegrinaggio costante da parte di molti fedeli.
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