mercoledì 13 marzo 2013
​Nei monasteri italiani ininterrotta e fiduciosa l'invocazione delle monache per il successore di Pietro.

Suor Prema: come madre Teresa offriamo la nostra obbedienza (Stefano Vecchia)
E le Clarisse di Città della Pieve attendono una telefonata...
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Nel silenzio profondo della clausura palpita la luce. La preghiera per l’elezione del nuovo Pontefice è piena di pace. Sale a Dio ininterrottamente, come incenso soave. «Nel mio cuore risuonano le parole di santa Caterina da Siena: anche per me il Papa è "il dolce Cristo in terra" – dice suor Maria, monaca domenicana di Cremona –. Con le mie consorelle elevo a Dio orazioni intense ed affettuose per il nuovo Pontefice e per i cardinali elettori, perché scelgano la persona più idonea. Noi non esprimiamo desideri particolari, nella certezza che il nuovo Papa, a qualsiasi nazionalità appartenga, sarà il segno di Gesù Buon Pastore. Ogni mattina, dopo la Comunione, invochiamo con un canto lo Spirito Santo, fiduciose che aleggerà nel prossimo conclave. Il nostro cappellano recita la colletta della Missa pro eligendo Romano Pontifice. All’Ora Terza, durante la recita del Rosario comunitario, affidiamo alla Santa Vergine questa pagina importante della storia della cristianità. Preghiamo per il nuovo Papa anche durante i Vespri. Inoltre ogni monaca porta questa intenzione nelle sue orazioni personali, con tanta fiducia in Dio». Il pensiero per il nuovo Pontefice è unito a quello per Benedetto XVI: «Ora è lui il cuore orante della Chiesa. La sua sede sarà un monastero, abitato fino a poco tempo fa da claustrali – sottolinea suor Maria –.Vogliamo seguire l’esempio di Benedetto XVI: come lui, anche noi claustrali fin d’ora promettiamo obbedienza incondizionata al suo successore».La stessa fede, lo stesso abbandono in Dio risuonano nelle parole di suor Maria Candida dell’Eucarestia, vicaria del monastero delle Carmelitane scalze di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa. «Sentiamo molto l’importanza di questo momento solenne – afferma –. A noi santa Teresa d’Avila insegna che se non viviamo per motivi apostolici, la nostra esistenza non serve a nulla. Perciò il nostro cuore abbraccia nella preghiera quanto sta accadendo. Nel cuore della Chiesa, nostra madre, desideriamo essere l’amore, come santa Teresina di Lisieux, patrona delle missioni. Offriamo il sacrificio di Gesù, preghiamo con ardore lo Spirito Santo, nella fede certa che il Signore esiste, la storia della Chiesa è nelle sue mani. Non sappiamo quanto durerà il Conclave, ma sappiamo che lo Spirito Santo lavora davvero. Il fare memoria del passato, rileggendo la storia della Chiesa con uno sguardo contemplativo, aumenta la nostra pace, la certezza che il Signore protegge e guida la sua Chiesa. Con l’intento di obbedire a Benedetto XVI che ci ha invitati ad approfondire il Concilio Vaticano II, ho riletto proprio in questi giorni una biografia di Paolo VI: mi ha dato tanta fiducia vedere come, in contesti travagliati e difficili del passato, il Signore non si è mai dimenticato dei suoi figli. Chi ci ha condotti per mano fino ad ora, ci accompagnerà anche in avvenire. Il Signore può tutto, il Signore ci ama, si prende cura di noi. Come è dolce vivere di fede!».Nel raccoglimento del Monastero della Stella in San Ponziano, a Spoleto le Monache Canonichesse Regolari Lateranensi, offrono per i grandi eventi di questi giorni le loro preghiere e sacrifici. «Siamo votate al compito liturgico dell’Ordine, che per noi consiste specialmente nella partecipazione comunitaria al sacrificio eucaristico e alla celebrazione dell’Ufficio Divino – dice la badessa, suor Maria Agnese Greco –. Preghiamo molto per la Chiesa, per il nuovo Pontefice. Ci rivolgiamo con insistenza allo Spirito Santo e alla Vergine». Dal silenzio profondo della Certosa giunge come un canto nella notte, un annuncio di letizia per questo mondo inquieto: «Il cuore della Chiesa è Cristo. Preghiamo intensamente perché il nuovo Pontefice, come già hanno fatto Benedetto XVI e i suoi predecessori, possa rendere visibile il cuore di Cristo che ama, abbraccia tutti, è compassione, è perdono – dice radiosa una monaca certosina –. Occorre intraprendere la nuova evangelizzazione innanzitutto con il cuore. Dio non ci condanna, ma va alla ricerca di ogni uomo con infinita tenerezza. Il mondo è molto triste, perché non ha scoperto le sorgenti della vera gioia. Con profonda fiducia ci rivolgiamo allo Spirito Santo, perché il nuovo Papa possa irradiare la gioia di Cristo, consolare chi soffre, affascinare le masse con la forza umile e potente dell’amore. Siamo certe che Dio ci donerà di nuovo un grande Papa che irradierà il suo amore sulla terra. Solo l’amore è fonte di gioia».
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