venerdì 17 febbraio 2012
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Con padre Prospero Grech, Malta e gli agostiniani tornano, dopo molti anni, ad avere un porporato nel Collegio cardinalizio. Il primo e unico maltese a ricevere la porpora fu infatti Fabrizio Sceberras Testaferrata nel 1818 (era stato creato in pectore nel 1816), mentre l’ultimo cardinale agostiniano è stato il toscano Sebastiano Martinelli, creato nel 1901. Queste ricorrenze storiche vengono ricordato dallo stesso padre Grech nel colloquio avuto con Avvenire alla vigilia del quarto concistoro di Benedetto XVI. In un modo che ne mette in luce il carattere naturalmente gioviale e rispettosamente ironico. «Tre giorni prima dell’Epifania – racconta padre Grech – mi ha telefonato il segretario di stato cardinale Tarcisio Bertone e mi ha comunicato la decisione del Papa di crearmi cardinale. "Accetta?", mi ha chiesto». «Veramente – prosegue il prossimo neoporporato – la sorpresa e un po’ di titubanza c’era». E, sorridendo, aggiunge: «Ma poi mi sono detto: se dico no, per prima cosa mi ammazzerebbero i maltesi visto che è circa duecento anni che non hanno un cardinale e ancora di più gli agostinani che è da più di un secolo che non hanno un porporato». «Così – e qui lo sguardo si fa serio – ho accettato e ho scritto una lettera di ringraziamento al Papa esprimendo la speranza che il mio non sia un cardinalato sterile». Padre Grech è un grande patrologo con una passione non troppo segreta per la fotografia, con tanto di sogno nel cassetto di poter fare un giorno una bella foto ritratto al Papa. Ma non è questo il tema dell’intervista.Perché si è fatto agostiniano?Per un motivo molto contingente. Quando ero deciso a diventare sacerdote e religioso, avendo un mio cugino agostiniano egli mi ha presentato al provinciale. Ma non mi sono mai dispiaciuto di questa scelta.L’attuale Pontefice è un appassionato di sant’Agostino. Anche Paolo VI era un grande innamorato di sant’Agostino c’è una pubblicazione molto bella edita dalla rivista 30Giorni su questo. Conosco benissimo l’amore di papa Benedetto per Agostino, si vede dalle citazione che ne fa e anche dall’enfasi con cui ha trattato la sua figura nel corso delle catechesi dedicate ai Padri della Chiesa.È ancora attuale l’opera del vescovo di Ippona, vissuto ben sedici secoli fa?È attualissimo. Basta leggere le Confessioni, che sono innanzitutto una preghiera di lode a Dio che gli è uscita dal cuore. Non è un libro di teologia speculativa, anche se è pieno di teologia, ma è un testo esistenziale ed è questo che colpisce il cuore dell’uomo, anche dell’uomo moderno. Agostino non è un teologo da tavolino anche se quando ci si metteva era molto bravo, pensiamo alle controversie contro i pelagiani e i donatisti.Sono attuali anche queste controversie?Certo. Prendiamo quella contro i pelagiani. A loro Agostino ricordava che noi non possiamo fare il bene senza l’aiuto della grazia divina.Nella Chiesa di oggi vede riaffiorare questa tentazione pelagiana?Certo, ma non solo nella Chiesa. Anzi, particolarmente nell’ambiente laico, dove si hanno molti ideali - nella politica, nella società, nel volontariato -, ma la questione è come metterli in pratica. Oggi parlare di grazia, di preghiera, di aiuto dello Spirito Santo, è una terminologia che non viene più compresa nell’ambiente laico.Da agostiniano come vede l’appello del Papa alla nuova evangelizzazione?Non è questione da agostiniani, ma da semplici cristiani. Ormai viviamo in un mondo laico, agnostico, relativistico nella morale, nel senso che non c’è un criterio di ciò che è vero e di ciò che è falso, di ciò che è buono e di ciò che non lo è. E poi quante famiglie nel nostro Occidente parlano più di Dio e di Gesù? Certo c’è un piccolo resto di Israele e speriamo che fiorisca, ma oggi appunto, evangelizzazione non significa andare in India o in Cina, ma rievangelizzare quei popoli che una volta credevano. Ma questa opera incontra una grande resistenza. E questi scandali che escono dalla Chiesa, penso a quelli legati agli abusi sessuali e a quelli finanziari, diventano a volte anche un alibi ottimo per coloro non vogliono credere.Quindi il neonato Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione avrà un compito duro?Duro ma essenzialissimo. Dovrà pensare, discutere e adottare tutti i mezzi affinché possiamo rinnovare il volto di Gesù Cristo nel mondo per renderlo credibile. E speriamo che lo Spirito Santo ci assista. Perché la Parola di Dio è una forza interiore che esplode nel cuore dell’uomo. Basta che venga predicata limpidamente, trasparentemente, senza deviare dal suo vero senso. All’inizio dell’era cristiana nonostante le grandi avversità e persecuzioni in pochi decenni il Vangelo si sparse per tutto il Mediterraneo. Non per merito degli uomini ma proprio per forza dello Spirito Santo. Speriamo che questo avvenga oggi di nuovo.
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