venerdì 25 luglio 2014
​Il vescovo: la nostra comunità ha bisogno di coraggio e rinnovamento. Abbiamo organizzato tutto in otto giorni
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«È una visita improvvisa e un po’ improvvisata, particolare. Ufficiale e familiare allo stesso tempo. La stiamo preparando senza dare retta a dietrologie e senza troppe aspettative mondane. Il Papa, il successore di Pietro, viene nella nostra diocesi e non sappiamo quando tornerà ancora. E importante quindi che sappiamo cogliere da ogni sua parola l’incoraggiamento per questa Chiesa particolare». Giovanni D’Alise è da due mesi vescovo di Caserta, diocesi che in tre giorni avrà per due volte ospite il Papa Francesco. "Avvenire" lo ha intervistato alla vigilia di questa inedita visita “raddoppiata”.

(Giovanni D'Alise, vescovo di Caserta) Eccellenza come vive questo evento? Come un dono tutto uscito dal cuore del Papa. Umanamente parlando infatti è inspiegabile che il successore di Pietro sia presente alla nostra festa patronale, ma questi sono i giochi dello Spirito Santo e la libertà disarmante di papa Francesco. Eppure l’annuncio è stato piuttosto tormentato... Il Papa aveva intenzione di visitare privatamente un suo amico, il pastore pentecostale Giovanni Traettino, ma poi ha capito che non poteva farlo senza incontrare la comunità cattolica. Tanto più che la visita era stata messa in programma per il giorno di Sant’Anna, patrona della diocesi. E così il Pontefice ha deciso di raddoppiare... Esattamente. Devo dire che sono rimasto edificato da come il Papa abbia avuto l’umiltà di ripensare la decisione già presa e l’abbia raddoppiata, dando precedenza alla comunità ecclesiale cattolica. Quali sono le attese e le speranze che ha registrato per questa visita? La nostra è una città, è una diocesi che ha bisogno di coraggio per riprendersi e inventare una ripresa che parta da un rinnovamento interiore delle persone. Il coraggio per vincere l’assuefazione che è molto presente, come ho avuto modo di notare in questi primi due mesi si servizio pastorale. In che senso? Purtroppo ci troviamo dentro una situazione in cui c’è un concentrato di forze del male. Penso a problemi come la terra dei fuochi, penso alla camorra, penso alla disoccupazione, penso alle reazioni negative al fenomeno dell’immigrazione. Ma ci saranno anche delle positività? Certamente. Penso al lavoro ammirevole che fanno tante parrocchie. Anche se a volte manca la capacità di mettersi in rete, come si dice oggi. Devo dire poi che il modo in cui si sta organizzando una visita così importante – con l’arrivo previsto di oltre 200mila persone! – in così pochi giorni – solo otto – è la testimonianza evidente delle potenzialità positive della nostra città. Qui il Papa incontrerà persone che hanno voglia di impegnarsi e un desiderio forte di girare pagina e rendersi protagonista di un vero cambiamento. In questi giorni non sono mancate delle prese di posizione dal sapore polemico riguardo alla situazione politica locale e anche ad un mancato incontro del Papa con le religiose... Condivido pienamente le critiche che si riferiscono alla situazione della città, ma chiedo anche che vengano accompagnate da proposte di soluzione per lavorare insieme. Ritengo invece incomprensibile la seconda critica da lei accennata. Non vedo dove sarebbe lo scandalo se il Papa ha espresso il desiderio di incontrare il clero della diocesi. La visita del Papa si svolge nel giorno in cui si fa memoria liturgica di Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù... Penso proprio che il Papa accennerà a questo. Lui spesso parla dell’importanza dei nonni nella famiglia e nella società che invece a volte ha la tentazione di scartarli. Lunedì il Papa torna in forma privata per incontrare il pastore Traettino... È un gesto importante. C’è chi dice che il Papa non deve più avere una sua vita privata. Ma non si può soffocare un rapporto di amicizia. Senza contare che in questo caso si tratta di un rapporto di amicizia che favorisce l’ecumenismo.

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