martedì 9 settembre 2014
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"Stiamo sperimentano in questi giorni come è forte e consolante l’appartenenza alla grande famiglia umana: a Parma, casa centrale della nostra congregazione, e ovunque siamo una corale solidarietà ci raggiunge, da parte di singole persone, rappresentanti di istituzioni, dei media, anche quando mancano le parole per esprimere lo sconcerto. Così, in Burundi e nella regione della Repubblica Democratica del Congo ove le nostre tre sorelle hanno operato, a migliaia le persone manifestano il loro dolore e chiedono di unirsi a noi in celebrazioni di preghiera e di dolore condiviso. A tutti diciamo anzitutto un grande grazie. Le salme delle nostre sorelle saranno trasportate domattina, mercoledì al Centro di spiritualità Mont Sion a Bujumbura, per una celebrazione di preghiera e poi attraverseranno la frontiera con la RDCongo, sosteranno per una veglia di preghiera a Luvungi, ove tutte e tre le sorelle hanno lavorato per anni, e quindi all’indomani mattina saranno condotte a Bukavu, dove saranno celebrati i funerali. Le sorelle saranno sepolte nel cimitero dei Missionari Saveriani a Panzi, alla periferia della città, accanto a un’altra saveriana, Luigia Galbusera, morta per malattia nel 1993.
 
Sconcerto. Quanto è successo, con l’assassinio delle nostre sorelle Lucia Pulici e Olga Raschietti nel pomeriggio di domenica 7 settembre 2014 e di Bernardetta Boggian nella notte successiva, a Kamenge, nella periferia di Bujumbura, in Burundi, ci ha davvero sconcertate. Durante le guerre nel vicino Congo, c’erano stati momenti in cui la loro vita e quella delle altre sorelle, insieme a quella della popolazione, erano davvero state minacciate, mentre la situazione a Kamenge non faceva presagire un particolare pericolo. La loro condizione di fragilità per l’anzianità e la poca salute faceva loro vivere non una missione esposta ma discreta, fatta essenzialmente di contatti semplici e quotidiani, di accoglienza e di “piccoli” servizi. Eppure è successo.
 
Non interruzione ma compimento. Le inchieste sono in corso da parte delle autorità burundesi e anche noi desideriamo che sia fatta luce su quanto è accaduto. Una luce, però, trapela già per noi dall’orrore e dal buio di quelle ore. Qualunque siano le circostanze della loro uccisione, essa, nel percorso di vita di Lucia, Olga, Bernardetta è stata non l’interruzione o l’impedimento di una missione, ma il suo compimento. Perché le nostre sorelle erano tornate volentieri in Burundi. Perché la logica della loro vita era spenderla tutta per Cristo e per il popolo ove egli le aveva poste, con uno slancio che aveva in sé il desiderio di giungere alla totalità. Erano partite non perché intestardite dalla volontà del ritorno, neppure gemendo sotto un’obbedienza subita, ma con slancio e con fede, accettando il rinnovarsi di un mandato. Siamo in una stagione in cui sono poche le giovani nella nostra famiglia e anche per questo chi ha molti anni parte ancora, per essere una presenza di gioia, misericordia, fraternità, tenerezza. Lucia, Olga e Bernardetta avevano lavorato tra venticinque e trent’anni nella RDCongo: Lucia come ostetrica e infermiera, Olga come catechista e animatrice parrocchiale, Bernardetta soprattutto nella formazione della donna e nell’alfabetizzazione degli adulti. Ora, mettevano a disposizione della missione una presenza fatta soprattutto di contatti quotidiani e di preghiera. Con l’evento del 7-8 settembre hanno messo a disposizione la loro stessa vita.
 
Continuare insieme. Il nostro dolore si mescola a quello di tante persone che, anche nel nostro paese e particolarmente nella regione dei Grandi laghi africani vivono l’insicurezza dovuta alla violenza e alla guerra e ci fa ancora più unite a loro. È nostro desiderio continuare ad essere presenti, finché le forze ce lo permetteranno, per credere insieme alla possibilità di un mondo fraterno e collaborare a costruirlo, per la grazia di Dio".
 
Le Saveriane Missionarie di Maria
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