giovedì 15 gennaio 2015
​Le parole del Papa durante il volo dallo Sri Lanka alle Filippine, rispondendo a una domanda dei giornalisti francesi AUDIO
Ciò che Francesco ci sta ricordando di Marina Corradi
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Non si può uccidere in nome di Dio. Ma anche la libertà di espressione ha un limite. Che è precisamente quello che "non si può insultare la religione degli altri". Diretto ed esplicito come di consueto, Francesco non gira intorno ai problemi e ai media francesi che gli pongono la domanda sul rapporto tra libertà di pensiero e libertà religiosa (temi toccati dal Papa anche nei discorsi in Sri Lanka) risponde ribadendo da un lato il principio assoluto della non violenza, ma dall'altro invocando rispetto per le credenze religiose. Anche durante il volo che da Colombo lo porta a Manila (più di sei ore sorvolando due oceani, Indiano e Pacifico) il Pontefice mantiene la tradizione di incontrare i giornalisti al seguito. Dice di essere un po' stanco, ma resta più di 40 minuti in piedi per il botta e risposta in totale libertà, durante i quali confessa di avere paura di possibili attentati ("ma ho una bella dose di incoscienza"), condanna la logica dei kamikaze e lo sfruttamento dei bambini, annuncia che l'enciclica ecologica uscirà a giugno-luglio e fa un bilancio della visita in Sri Lanka, prima di consegnarsi all'abbraccio dei filippini, tappa del viaggio che - sottolinea - avrà al suo centro i poveri. All'arrivo grande accoglienza per il Papa. Centinaia di migliaia, forse milioni di persone per le strade. Le Filippine hanno già adottato Francesco. (Mimmo Muolo, dall'aereo papale).

La conferenza stampa in aereo Nelle Filippine “il messaggio saranno i poveri”, soprattutto il sostegno alle vittime del tifone Yolanda. Lo ha detto Papa Francesco nel lungo colloquio, circa 45 minuti, avuto coi giornalisti a bordo dell’aereo papale, durante il viaggio tra Colombo e Manila. Diretto ed esplicito come di consueto, Francesco non ha girato intorno ai problemi Molto incisive le parole del Papa sui fatti di Parigi, quando ha ribadito che la libertà di espressione è un “diritto fondamentale” ma anche quello di una fede di non essere messa in ridicolo. Tra i temi toccati, la riconciliazione in Sri Lanka e la prossima Enciclica incentrata sui temi ambientali, che dovrebbe essere pubblicata in estate.ASCOLTA L'AUDIO Il “brivido” lungo la schiena dei cronisti e dei cameraman scorre all’unisono quando Francesco, alla domanda sul diritto alla libertà di religione e a quello di espressione, come sua abitudine non svicola e va diritto al punto. Il quesito è di un giornalista francese e in ballo c’è la valutazione del Papa sui recenti fatti di Parigi. Queste libertà, afferma, “sono tutte e due diritti umani fondamentali”. Ma così come, scandisce, è una “aberrazione” chi pretenda di “uccidere in nome di Dio”, sbaglia anche chi arriva a offendere una religione sventolando la bandiera del diritto a dire ciò che si vuole. Sul punto Papa Francesco è inequivocabile: certamente è doveroso dire ciò che contribuisce a costruire il “bene comune”, e certamente non si può reagire con violenza a un affronto, ma nemmeno “si può provocare”. “Non si può insultare la fede degli altri – insiste, usando il curioso termine "giocattolizza"  – non si può prendere in giro la fede”, perché “c’è un limite”, quello della “dignità” che ogni religione possiede.

E come si rischia una brutta reazione insultando chi per qualcuno è sacro ("Se qualcuno insulta mia madre, si aspetti un pugno..."), in modo analogo l’uomo rischia di essere vittima della natura da lui stesso “troppo sfruttata”. Uno dei temi iniziali della conferenza stampa aveva riguardato proprio la prossima Enciclica in preparazione sui temi ambientali. Papa Francesco ha dato la notizia da tempo attesa: il documento dovrebbe essere pronto per giugno, luglio. A fine marzo, ha annunciato, prenderà una settimana di tempo per concludere un testo già arrivato alla terza bozza, dopo la prima preparata dal cardinale Turkson, una seconda rivista dal Papa stesso con l’aiuto di esperti e una terza bozza redatta con il contributo di teologi. Quest’ultima versione ha ricevuto anche costruttivi apporti, ha riferito Francesco, da parte della Congregazione della Dottrina della Fede, della Segreteria di Stato e del teologo della Casa Pontificia. Quello che il Papa vuole è che l’Enciclica porti un “contributo” al prossimo vertice di Parigi sulla tutela ambientale. Quello scorso in Perù, ha soggiunto Papa Francesco, “mi ha deluso” per la “mancanza di coraggio”.

Sulla tappa srilankese del viaggio apostolico, Papa Francesco aveva aperto con una spiegazione del perché abbia ultimamente privilegiato – nel proclamare nuovi Santi – la procedura della “Canonizzazione equipollente”, nel caso di Beate e Beati venerati già da secoli, come avvenuto con l’Apostolo dello Sri Lanka, S. Giuseppe Vaz. Nella sua scelta – come per la Beata Angela da Foligno, Pietro Favre, padre de Anchieta e gli altri – il Papa ha detto di  preferire, in accordo con la visione dell’“Evangelii Gaudium”, “grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici”. Così avverrà in settembre, durante il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti, quando canonizzerà Junipero Serra, che portò il Vangelo nell’ovest del Paese.
Forti le parole sul crescente utilizzo di ragazzi e bambini negli attentati kamikaze, drammaticamente noti anche nel conflitto che ha insanguinato lo Sri Lanka. Francesco ha detto di vedere, al di là di problemi psichici, uno “squilibrio umano” in chi sceglie di uccidersi per uccidere. Un kamikaze, ha osservato, è uno che “dà la vita ma non la dà bene”, al contrario per esempio di tanti missionari che pure danno la vita “ma per costruire”. E dunque, mettere una bomba addosso a un bambino non è altro, per il Papa, che un altro dei terribili modi di renderlo “schiavo” .
Sollecitato poi dalla domanda sui possibili attentati contro la sua persona e contro il Vaticano, Francesco ha detto di temere soprattutto per l’incolumità della gente che viene a incontrarlo, dicendo invece di se stesso con un sorriso di affrontare questo pericolo con “una buona dose di incoscienza”. Il “miglior modo” per rispondere alla violenza, ha sottolineato, “è la mitezza”.
Un’altra spiegazione, Papa Francesco l’ha data circa la sua visita a sorpresa in un tempio buddista, al termine della seconda giornata in Sri Lanka. Si è trattato di  uno scambio di cortesie con il capo del tempio che era venuto a salutarlo all’aeroporto, ma anche un riconoscimento – ha sottolineato – dal valore dell’interreligiosità, che in modo plastico si manifesta ad esempio proprio nel Santuario di Madhu, in Sri Lanka, luogo di incontro e di preghiera non solo di cattolici.
Alla domanda sulla possibilità di coinvolgere le altre religioni contro il terrorismo, magari con un incontro sullo stile di Assisi, Francesco ha detto di aver saputo che “c’è gente che lavora per questo” in ambienti di altre fedi, dove serpeggia una certa “inquietudine” sulla recrudescenza del terrorismo.
Una valutazione del Papa ha riguardato anche un suo appoggio a Commissioni di verità e riconciliazione nel mondo, come quella in Sri Lanka. Francesco ha detto di averne sostenuta una in Argentina e di appoggiare tutti gli “sforzi equilibrati” che “aiutino a mettersi d’accordo” e non cerchino la vendetta. Citando parole del nuovo presidente dello Sri Lanka, Papa Francesco ha detto di essere rimasto colpito dall’idea del presidente di voler andare avanti nel lavoro di pace e di riconciliazione, ma soprattutto di mirare a “creare l’armonia nel popolo”, che è “più della pace e della riconciliazione”. Ma per far questo è necessario “arrivare al cuore del popolo”.
L'arrivo a Manila Papa Francesco è arrivato a Manila alle 10,40 (ora italiana) dopo aver lasciato stamani lo Sri Lanka per le Filippine, seconda tappa del suo nuovo viaggio in Asia. Migliaia e migliaia di persone lo hanno atteso in aeroporto. È la quarta volta che un Pontefice visita l'arcipelago: il primo fu Paolo VI, 45 anni fa, seguito poi da Giovanni Paolo II nel 1981 e nel 1995. Il viaggio di Francesco, come quello di Papa Montini nel 1970, avviene in un Paese ancora ferito dal recente tifone del dicembre scorso.Ad attendere Jorge Mario Bergoglio, oltre a una folla di giovani che hanno intonato il coro "Papa Francisco, bienvenido" e messo in scena una danza a ritmo di musica tecno, il presidente Benigno Aquino, che gli ha baciato la mano, e i vescovi filippini guidati dal cardinale arcivescovo di Manila, Louis Antonio Tagle, che, ultimo della fila dell'episcopato locale, il Pontefice argentino ha abbracciato calorosamente. Tirava un forte vento e appena il Papa si è affacciato dal portellone dell'aereo è volata la papalina. Anche a Manila, come era già accaduto all'aeroporto di Colombo in Sri Lanka, due bambini hanno offerto al Papa un omaggio floreale, con fiori banchi e gialli, i colori del Vaticano. Le cerimonie ufficiali di benvenuto a Manila saranno domani, a partire dalla visita a Benigno Aquino nel palazzo presidenziale di Manila.L'accoglienza delle Filippine a Papa Francesco è un'esplosione di gioia. Quella della gente: due milioni sono nelle strade per il primo saluto. Quella del presidente Benigno Aquino III, che lo saluta con grandi sorrisi. Quella del cardinale amico, l'arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, che lo stringe in un forte abbraccio.Le Filippine sono la roccaforte dei cattolici in Asia. Sui quasi cento milioni di abitanti, 80 sono fedeli della Chiesa di Roma. Aspettavano da mesi Papa Francesco e le due ali di folla che lo 'scortanò dall'aeroporto alla Nunziatura sono impressionanti. E infatti la papamobile impiega molto più del quarto d'ora previsto inizialmente.E per la Messa di domenica, al Rizal Park di Manila, si attende un bagno di folla senza precedenti, forse oltre i quattro milioni di fedeli che avevano partecipato alla messa di Giovanni Paolo II vent'anni fa.
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