venerdì 7 giugno 2013
Papa Francesco, a colloquio con 9mila allievi delle scuole dei gesuiti, abbandona il discorso ufficiale per rispondere alle tante domande. «Non si possono capire i bambini affamati, le risorse basterebbero per tutti». Nella politica «i cristiani si immischino». La crisi? Umana prima che economica. Tante le curiosità dell'incontro: «Non volevo diventare Pontefice». «La Sicilia? una regione bellissima». (Annalisa Guglielmino)
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La povertà del mondo è uno scandalo in un mondo in cui abbiamo tante ricchezze e risorse e in cui diamo da mangiare a tutti. Non si possono capire i bambini affamati, senza educazione e i tanti poveri, la povertà oggi è un grido, dobbiamo tutti diventare un pò più poveri per assomigliare meglio a Gesù che era il Maestro povero». Lo ha detto papa Francesco rispondendo, stamattina, alla domanda di un allievo delle scuole dei gesuiti che gli ha chiesto perché abbia deciso di vivere in sobrietà. Un incontro, quello con 9mila giovani arrivati un po' da tutta Italia, che ha subito preso toni confidenziali, con il Papa che ha abbandonato il suo discorso ufficiale («è noioso - ha detto ai ragazzi -. Facciamo una cosa: lo darò al padre provinciale che poi ve lo distribuisce e lo darò al padre Lombardi per farlo conoscere in giro. Ma ora ve lo riassumo, così poi resta spazio per le vostre domande») e ha parlato a braccio, rispondendo alle tante sollecitazioni. «La crisi, prima ancora che economica e del lavoro, è la conseguenza di una crisi umana: è in crisi il valore della persona umana, che noi dobbiamo difendere», ha sottolineato Bergoglio, sempre rispondendo alla domanda di uno studente. E ancora: i cristiani devono "immischiarsi" nella politica: «Non possiamo lavarci le mani, come cristiani dobbiamo immischiarci nella politica, anche se si è sporcata». «Non è facile, non ci sono cose facili nella vita - ha aggiunto - Ma se la politica si è sporcata dobbiamo chiederci se anche i cristiani non si sono sporcati nello spirito evangelico». Cioè la domanda è sempre la stessa: «Io come cristiano cosa faccio?»«Vivere da solo? Non mi farebbe bene». La scelta di Papa Francesco di non trasferirsi nell'ppartamento pontificio del palazzo Apostolico? «Non è soltanto una questione di non volere la ricchezza», ha spiegato lo stesso Pontefice, con la franchezza solita, rispondendo alle domande dei piccoli allievi che ha incontrato oggi. «Ho necessità - ha confidato - di vivere tra la gente. Se io vivessi solo un po' isolato, non mi farebbe bene». Poi alcuni ricordi personali, sempre sollecitati dai ragazzi: «Ci sono momenti oscuri, di buio interiore, quando ti senti secco». Papa Francesco ha descritto così le "difficoltà" del suo cammino vocazionale, sottolineando che la strada in salita non è uno specifico del cammino verso il sacerdozio o la vita religiosa. «È così per tutti», ha spiegato. E ha ricordato la figura del preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Pedro Arrupe, al quale si rivolse all'inizio della sua "carriera" per chiedergli di poter andare missionario in Giappone e che gli disse di no, motivandolo con il problema della mancanza di un polmone. «Fu gentile, poteva dirmi che non andavo bene perchè non ero abbastanza buono», ha sorriso. Fare il Papa? «Se una persona non vuole tanto bene a se stessa, Dio non lo benedice. E uno che vuole bene a se stesso non vuole fare il Papa. Per questo io non ho ho voluto fare il Papa». Così a una bambina che gli chiedeva se avesse mai voluto fare il Papa.«Francesco, sei mai stato in Sicilia?». La curiosità dei giovani non si frena: «Francesco, sei mai stato in Sicilia?», chiede al Papa un allievo dei gesuiti di Palermo. E Bergoglio sorride. «Posso risponderti - replica - in due modi: 'non ci sono stato' oppure 'non ci sono ancora stato'». Quindi il Pontefice si fa più serio: «Della Sicilia - dice - ho visto un film bellissimo che si chiama Kaos, sono 4 racconti di Pirandello, è tanto bello ed ho potuto vedere così le bellezza della Sicilia, è l'unica cosa che conosco della Sicilia, ma posso dire che è una regione bellissima». Un insegnamento, per tutti, arriva durante il lungo colloquio: «Pensate sempre questo: non bisogna avere paura di fallimenti e cadute, nell'arte di camminare quello che importa non è non cadere ma non rimanere caduti. Se cadiamo, occorre  alzarsi presto, alzarsi subito, e continuare a camminare». E alla fine i saluti. Esplode la gioia dei bambini nel ringraziare il Santo Padre. «Caro Papa Francesco - gli dice uno, ricordando il momento in cui lo ha visto in tv la prima volta, nel giorno dell'elezione - sei più magro di prima. Risparmiati un pò, non ti stancare troppo».​​
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