giovedì 11 luglio 2013
"Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”. È questo il tema il Giornata mondiale del Turismo, che ricorre il 27 settembre. In vista di questo appuntamento, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha diffuso un messaggio in cui si invita il turismo a un uso responsabile ed etico dell’acqua e del Creato in generale.
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"Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”. È questo il tema il Giornata mondiale del Turismo, che ricorre il 27 settembre. In vista di questo appuntamento, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha diffuso un messaggio in cui si invita il turismo a un uso responsabile ed etico dell’acqua e del Creato in generale. “Senza acqua, non c’è vita”: parte da questa costatazione il messaggio del Pontificio Consiglio Migranti e Itineranti per la Giornata mondiale del Turismo, a firma del presidente e del segretario, il cardinale Antonio Maria Vegliò e il vescovo Joseph Kalatathiparambil. Dati alla mano, il dicastero vaticano ricorda che nel 2012 è stato superato il traguardo di un miliardo di turisti internazionali, mentre nel mondo una persona su tre vive in un Paese a scarsità d’acqua ed è possibile che nel 2030 la carenza colpisca quasi la metà della popolazione mondiale. Non solo: circa un miliardo di persone al mondo non ha accesso all’acqua potabile. Indissolubile, quindi, il legame tra un turismo “ecologico, rispettoso e sostenibile” e la tutela sia delle fonti idriche che di tutto il Creato.“Il turismo – si legge nel messaggio – sarà un vero vantaggio nella misura in cui riuscirà a gestire le risorse secondo criteri di ‘green economy’, un’economia il cui impatto ambientale si mantenga entro limiti accettabili”. Di qui, l’invito a guardare con attenzione al “principio della destinazione universale dei beni della terra, che è un diritto naturale, originario”. Anche perché, continua il messaggio, il Creato è un “dono di Dio” e “il Creatore ci invita a custodirlo, consapevoli di essere amministratori, e non padroni” di tale dono. Altro punto messo in evidenza dal Dicastero vaticano è il legame tra acqua e liturgia, che ci ricorda “la storia dell’amore di Dio per l’umanità”. Dalla Veglia pasquale al rito del Battesimo, dai racconti biblici del diluvio universale e del passaggio del Mar Rosso all’episodio evangelico della lavanda dei piedi – si legge nel messaggio – “l’acqua ci parla di vita, di purificazione, di rigenerazione e di trascendenza”. Gesù, inoltre, si presente come “sorgente di acqua viva”, “Colui che placa la sete”, dove la sete sono “gli aneliti più profondi del cuore umano, la sua ricerca di un’autentica felicità oltre se stesso”.Quindi, il Pontificio Consiglio richiama “tutti coloro che sono coinvolti nel settore del turismo” ad una “forte responsabilità nella gestione dell’acqua”, affinché tale settore sia “effettivamente fonte di ricchezza a livello sociale, ecologico, culturale ed economico”, evitando così che “i danni causati” dalla “cattiva gestione” delle risorse naturali gravino sulle generazioni future. Per questo, politici, imprenditori e turisti stessi sono esortati ad un “cambiamento di mentalità che porti ad adottare uno stile di vita diverso, caratterizzato dalla sobrietà e dall’autodisciplina”, perché il turista possa giungere alla convinzione “che non tutto è permesso”, anche se ciascuno se ne può “assumere l’onere economico”. Infine, il Pontificio Consiglio ricorda che la custodia del Creato è “un tema importante per Papa Francesco”, che lo ha evidenziato in diverse occasioni, sin dalla Messa di inizio pontificato, il 19 marzo scorso.
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