martedì 1 settembre 2015
​L'omelia di padre Raniero Cantalamessa nella liturgia voluta da Papa Francesco nella basilica di San Pietro nella prima Giornata di preghiera per la cura del Creato.
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​"Nessuno può servire seriamente la causa della salvaguardia del Creato se non ha il coraggio di puntare il dito contro l'accumulo di ricchezze esagerate nelle mani di pochi e contro il denaro che ne è la misura". È uno dei passaggi dell'omelia tenuta dal predicatore pontificio della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, durante la liturgia della Parola presieduta da papa Francesco nella basilica di San Pietro in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato.
Accanto al Papa, cardinali di Curia e vescovi. Nella basilica, dopo l'invito dello stesso pontefice, sono accorsi circa duemila fedeli. Per laliturgia è stata scelta la lettura del Vangelo di Matteo nel quale Gesù chiama a scegliere tra Dio e la ricchezza.
"La fede in un Dio creatore e nell'uomo fatto a immagine di Dio, non è una minaccia, ma piuttosto una garanzia per il Creato, e la più forte di tutte. Dice che l'uomo non è padrone assoluto delle altre creature; deve rendere conto di quello che ha ricevuto", ha spiegato ancora padre Cantalamessa. "Una riprova che non è la visione biblica a favorire la prevaricazione dell'uomo sul Creato - ha proseguito -, è che la mappa dell'inquinamento non coincide affatto con quella della diffusione della religione biblica o di altre religioni, ma coincide piuttosto con quella di una industrializzazione selvaggia, volta solo al profitto, e con quella della corruzione che chiude la bocca a tutte le proteste e resiste a tutti i poteri".Soffermandosi poi sul Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi, che il Papa ha "scelto come cornice spirituale per la sua enciclica", Cantalamessa ha sottolineato che "Francesco è la prova vivente dell'apporto che la fede in Dio può dare allo sforzo comune per la salvaguardia del Creato. Il suo amore per le creature è una conseguenza diretta della sua fede nella paternità universale di Dio. Non ha ancora le ragioni pratiche che abbiamo noi oggi per preoccuparci del futuro del pianeta: inquinamento atmosferico, scarsità di acqua pulita... Il suo è un ecologismo puro dagli scopi utilitaristici, per quanto legittimi, che abbiamo noi oggi".Per il predicatore pontificio, "Francesco ci addita la strada per un cambiamento radicale nel nostro rapporto con il Creato: essa consiste nel sostituire al possesso la contemplazione. Egli ha scoperto un modo diverso di godere delle cose che è quello di contemplarle, anziché possederle. Può gioire di tutte le cose, perché ha rinunciato a possederne alcuna"."Penso che se vivesse oggi - ha concluso Cantalamessa - egli aggiungerebbe un'altra strofa ancora al suo cantico: Laudato sii, mi Signore, per tutti quelli che lavorano per proteggere nostra sorella madre Terra, scienziati, politici, capi di tutte le religioni e uomini di buona volontà. Laudato sii, mi Signore per colui che, insieme con il mio nome, ha preso anche il mio messaggio e lo sta portando oggi a tutto il mondo!".
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