venerdì 21 agosto 2015
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, è intervenuto al Meeting di Rimini: uno stile missionario risorsa per la Chiesa. Prima ha visitato due mostre e lo stand di Avvenire. (Paolo Viana)
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Il senso del limite umano e il fascino delle frontiere: monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei ha decodificato così stamane il titolo del Meeting di Rimini. Con un intervento di taglio antropologico, dopo aver visitato lo stand di Avvenire e due mostre del Meeting , il presule ha ricordato che Questo limite «non significa che ci si debba accontentare, a livello individuale e nella società, di ciò che è mediocre. Non significa neppure che ci si debba appiattire su una moralità che non tende alla perfezione, ma si adagia su un minimo o su una comoda via di mezzo. La non equivalenza di sviluppo e perfezione implica qualcosa di molto più profondo Essa ha come conseguenza che chi sperimenta qualche forma di difficoltà venga integrato e non scartato; che quanti sono ai margini dello sviluppo siano coinvolti e le loro potenzialità messe a frutto. Una società che fa del limite una risorsa non considera i gruppi e gli Stati per quanto sanno produrre o per le risorse finanziarie di cui dispongono, e tenta anzitutto e con i mezzi di cui realisticamente dispone di risollevare i poveri, per noncreare un mondo a due velocità. Lo fa con l’attenzione a tutti i poveri, a quelli che non hanno il lavoro o lo hanno perso, a quelli che provengono da zone più povere ed economicamente arretrate, a quelli che non sono in grado di difendersi perché attendono di nascere e godere della vita». «Anche la Chiesa è sollecitata - ripreso il segretario generale della Cei -, da un’antropologia del limite, a rinnovarsi nelle sue strutture, nelle dinamiche decisionali e nelle prassi concrete delle comunità. Le comunità ecclesiali e le associazioni già sono, per il nostro tempo, un mirabile segno della presenza di Dio e della carità che da lui promana. Queste giornate di incontro eriflessione ne sono un esempio. Tuttavia, ancora tanto dobbiamo fare nella via della testimonianza; tanto ancora dobbiamo crescere nel dar vita a dinamiche autenticamente evangeliche e libere, che manifestino in modo sempre più trasparente la carità da cui siamo stati raggiunti. Una Chiesa che fa del limite una risorsa assume lo stile missionario tanto invocato da Papa Francesco, divenendo sempre meno dispensatrice di servizi e sempre più “ospedale da campo”, chinata sugli ultimi, nei quali è racchiusa la più grande ricchezza, nei quali è presente lo stesso Signore, dai quali spera di essere accolta nel Regno di Dio. «Da ultimo - ha concluso Galantino -, è la vita del singolo che deve essere rivista e ammodernata da una più forte presa consapevolezza del proprio limite. Chi assume il limite alla maniera di cui abbiamo detto sopra, lo sperimenta non solo come sofferenza, che è dimensione costitutiva dell’esistenza umana, ma anche come consolazione»

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