martedì 26 gennaio 2016
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Come ogni anno, da lungo tempo ormai, leggo e rileggo il messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni sociali. L’ho fatto anche venerdì scorso. Non solo lo rileggo. Lo viviseziono. Lo sottolineo. Lo evidenzio. Metto di fianco dei titoletti. Mi annoto appunti. Cerco di scavare in profondità per tentare di cogliere il nocciolo di quanto il Santo Padre propone a noi operatori nei mass media. D’altronde, ne va della nostra professione, e perché no, anche della nostra vocazione. Nel messaggio per la 50esima Giornata del prossimo maggio metterei in evidenza alcune parole-chiave. Oltre al titolo che riporta «Comunicazione, misericordia e incontro», fondamentali per un approccio umano nel modo di fare informazione, citerei anche «ponti, coraggio, ascolto, stile, prossimità e cuore». Tutte caratteristiche indispensabili se si vuole uscire «dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette che conducono a esprimersi con messaggi di odio».«Creare ponti – dice il Papa –. Favorire l’incontro e l’inclusione». Essere "per" e non "contro". Parlare in positivo, evitare il sensazionalismo tanto per sbalordire. Per adottare questi atteggiamenti ci vuole coraggio. Non è per nulla facile andare controcorrente. Eppure si può e si deve fare. Anzi, vogliamo farlo, con un’audacia positiva, come chiede Francesco. È il coraggio dei miti, di coloro che non hanno bisogno di urlare, ma che agiscono con forza per la bontà delle proprie ragioni.L’azione più importante e anche più difficile da incarnare a cui richiama papa Francesco è quella dell’ascolto. Per chi è abituato a parlare non è scontato saper ascoltare. Invece è necessario. Direi indispensabile, per non rischiare di essere semplici e stonati amplificatori di se stessi. Solo chi ascolta sa comunicare la bellezza di un incontro. All’ascolto abbinerei l’umiltà di chi ha sempre qualcosa di nuovo da scoprire e da imparare. Umiltà che si fa stupore davanti alle meraviglie che accadono sotto i nostri occhi e che rischiamo di non scorgere per la fretta e anche per la presunzione. E poi stile, prossimità e cuore. Per un’informazione a servizio delle nostre comunità occorre prima di tutto il rispetto. Con le parole trattiamo le persone. E le parole possono essere come pietre, se non peggio. Invece – dice il Papa – si afferma la verità con amore. «Solo parole pronunciate con amore toccano i cuori di noi peccatori». Il cuore del mendicante, quello di chi vive accanto a noi e ci è prossimo. Quello che attende un gesto, un movimento, una parola di incoraggiamento. Come l’abbraccio del padre misericordioso che attende il figlio sulla porta di casa. I mass media sono piazze. E le piazze sono luoghi di incontro. Lì si intercetta il vicino. Lì ci si prende cura di qualcuno, ci si conforta, si guarisce, si accompagna e si fa festa. È la comunicazione vissuta come condivisione, vicinanza, accoglienza. «È il potere della misericordia», dice papa Bergoglio. È un potere rivoluzionario, in grado di capovolgere le gerarchie, anche nelle nostre comunità locali. «Chi vuole essere primo sia il servitore di tutti», narra il Vangelo. Non contano i mezzi a disposizione. Conta il cuore di chi comunica. E un cuore grato e riconoscente sarà sempre capace di custodire, più della propria, la parola altrui. Per un’autentica comunicazione che conduce a un «incontro fecondo» tra le persone.* presidente della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc)
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