martedì 31 marzo 2015
​L'inviato di Papa Francesco dopo essere stato in Giordania è arrivato in Iraq per portare l'affetto di Francesco a chi è perseguitato. Intanto è rientrata la missione di Cor Unum. VERSO LA PASQUA L'ulivo della speranza nel campo di Erbil (L. Geronico)
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Il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, è di nuovo in Iraq. Torna ancora inviato da papa Francesco in Iraq per esprimere, in occasione della Pasqua, la vicinanza, l'affetto e l'unione di preghiera del Vescovo di Roma con le numerose "famiglie cristiane e di altri gruppi vittime dell'espulsione dalle proprie case e dai propri villaggi". Ieri, lunedì, ha fatto tappa in Giordania, ad Amman, dove ha visitato due parrocchie che accolgono rifugiati iracheni ed ha incontrato il responsabile della Caritas Giordania. "Ho visto anche l'allestimento per l'accoglienza di una ventina di famiglie - dice il cardinale all'Agenzia Fides -. Ho ammirato e sono rimasto edificato dalla generosità di tanti. E bello vedere che queste famiglie riescono a ritrovare una loro dignità e un clima di amicizia. Nella parrocchia di Maria Madre della Chiesa funziona una scuola pomeridiana per i figli dei rifugiati. Circa 300 bambini. C'è anche un corso di inglese per adulti e un piccolo club per uomini adulti". Già nell'agosto 2014 il card. Filoni era stato inviato da Papa Francesco in Iraq per esprimere la vicinanza spirituale alle popolazioni sofferenti e portare la solidarietà della Chiesa. La nuova missione voluta dal Papa vuole manifestare la vicinanza di Francesco alle famiglie cristiane fuggite l'estate scorsa sotto l'attacco dell'Isis dai propri villaggi "in particolare nella città di Mosul e nella piana di Ninive, molte delle quali si erano rifugiate nella regione autonoma del Kurdistan iracheno".

Rientrata la missione di Cor Unum in Iraq Intanto è rientrata, sempre dall'Iraq, la missione la delegazione vaticana guidata dal Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero della Carità del Papa. Anch'essa ha portato la solidarietà del Papa e della Chiesa agli sfollati cristiani iracheni, fuggiti dalle zone occupate dal sedicente Stato Islamico. "Siamo arrivati a Erbil, nella zona curda, perché lì l’aeroporto è ancora aperto - spiega alla Radio Vaticana monsignor Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario di Cor Unum -. Da lì ci siamo mossi verso il villaggio di Duhok, dove è presente la gran parte degli sfollati della Piana di Ninive: ci sono cristiani, ma anche non cristiani e appartenenti alle altre minoranze; ci sono soprattutto gli yazidi. Lì abbiamo visitato alcuni Campi e abbiamo potuto vedere alcuni dei progetti che sta facendo la Caritas Iraq, soprattutto riguardo al tema dell’educazione e della sanità, ma anche riguardo all’affitto di abitazione o alla costruzione di abitazioni per le famiglie: si cerca di dare anche una dignità abitativa, perché le tende tante volte non aiutano… Da lì siamo poi tornati a Erbil, dove abbiamo visitato altri tipi di Campi, composti da container o da palazzi ancora non terminati, che sono stati divisi con delle mura affinché vi possano alloggiare le famiglie". "Abbiamo poi incontrato il vescovo di Erbil, così come in precedenza il vescovo di Duhok - prosegue Tejado Muñoz - continua ; abbiamo avuto anche incontri con le organizzazioni umanitarie che operano lì, quindi con la Caritas, con il Jrs dei Gesuiti, la Focsiv… Ci sono tantissime realtà che operano. Abbiamo avuto anche un incontro molto interessante con il rappresentante delle Nazioni Uniti, che ci ha illustrato tutta la situazione: le Nazioni Unite sono molto preoccupate, perché purtroppo stanno venendo meno i fondi e c’è il rischio di dover tagliare alcuni progetti. Approfitto di questa occasione per fare appello alla solidarietà dei cattolici, perché non dovremmo chiudere alcun progetto per mancanza di fondi. Credo che sia una situazione abbastanza complicata e dal punto di vista umanitario molto, molto grave".

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