martedì 10 giugno 2014
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Antonio, il “Santo” dei padovani e di milioni di fedeli nel mondo ha ora un volto verosimile, che spiazza quanti erano abituati all’immagine magra e asciutta che si era affermata in tempi recenti e si avvicina invece all’aspetto più “massiccio” e corpulento dell’affresco che si trova in un passaggio del presbiterio della basilica antoniana. Lo “svelamento” ufficiale è avvenuto martedì sera a Padova in occasione di un convegno che ha visto ospiti i protagonisti di “un’esperienza”; sì perché qui si va oltre lo studio e l’indagine fisiognomica e si entra a toccare quella sensibilità intima del religioso che abita ciascuno. Un’avventura tra archeologia, fede, tecnologie e tradizioni che ha visto coinvolti il direttore del Centro Studi Antoniani, padre Luciano Bertazzo; l’archeologo Luca Bezzi del Arc –team Archaeology (Cles, Tn), specializzato in ricostruzioni 3D; il designer 3D brasiliano Cicero Moraes, del Centro de Tecnologia da Informação “Renato Archer” di Campinas (San Paolo) esperto in ricostruzioni facciali in archeologia; il laboratorio de Antropologia e odontologia forense (Fousp) dell’Università di San Paolo in Brasile, specializzato in stampa 3D ad altra precisione e il Museo di Antropologia dell’Università di Padova che ha portato avanti il progetto e nel prossimo inverno (15 novembre 2014-15 febbraio 2015) proporrà la mostra: “Facce. I molti volti della storia umana”.
 

 
La ricostruzione del volto di Sant'Antonio
 
La ricostruzione è avvenuta grazie all’utilizzo delle più sofisticate tecniche di antropologia forense, le stesse che si vedono nelle più moderne serie televisive, che da pochi dati riescono a ricostruire una fisionomia particolareggiata. Tutto nasce da un lavoro di ricostruzione di volti in campo archeologico avviato nel 2012 da un team italo-brasiliano e da un successivo collegamento tra il Centro Studi Antoniani e il Museo di antropologia dell’Università di Padova, interessato ai calchi delle precedenti ricognizioni di sant’Antonio (1981) e del beato Luca Belludi (1985). Da qui l’idea di utilizzare il calco di sant’Antonio per ricostruirne un’immagine in 3D che è stata poi raffinata grazie alle competenze di padre Luciano Bertazzo per la ricostruzione storica di alcuni dettagli, come la tipologia di tonsura. «La ricostruzione facciale forense – spiega Cicero Moraes – è una tecnica per agevolare l’identificazione delle persone. Ricostruisce scientificamente i tratti del viso per permettere l’identificazione da parte degli analisti forensi. Il mio obiettivo sono invece le ricostruzioni archeologiche che utilizzano una tecnica analoga. Sostanzialmente riceviamo un cranio in 3D e lo confrontiamo con dati statistici e anatomici, che ci permettono di ricostruire la faccia di un individuo».
 

 
Busto raffigurante Sant'Antonio, particolare. La scultura in bronzo è di Roberto Cremesini (1985 ): si tratta di una ricostruzione scientifica del volto del Santo, realizzato a partire dal suo teschio rivenuto in seguito alla ricognizione del corpo effettuata nel 1981. E' molto diversa dalla ricostruzione attuale.
(Foto Giorgio Deganello / Archivio Messaggero di Sant'Antonio) 
 
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Sant'Antonio benedicente, particolare (Vera effige del Santo), Basilica del Santo. E' l'affresco più vicino alla ricostruzione attuale del volto di Sant'Antonio(Foto Giuseppe Rampazzo / Archivio Messaggero di Sant'Antonio)
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