giovedì 26 febbraio 2015
​Nella regione del Sudan continuano le violazioni dei diritti umani, anche ai danni dei cristiani.
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​In Darfur "assistiamo a un aggravamento della violazione dei diritti umani, alle limitazioni della libertà religiosa, alle persecuzioni verso icristiani, a stupri di massa e al reclutamento di bambini soldato". Lo ha affermato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, presentando in Commissione Diritti Umani al Senato il rapporto di Italians for Darfur.Erano presenti il senatore Luigi Manconi, Victoria Mbogo di Christian Solidarity Worldwide e l'avvocato Mohaned Mustafa Alnour, difensore di Mariam Ibraheem Ishag, la donna cristiana, condannata all'impiccagione per il reato di apostasia lo scorso maggio e poi salvata grazie alla mobilitazione internazionale.Dal rapporto emerge che, a distanza di 12 anni dall'inizio del conflitto in Darfur, che ha lasciato sul campo 300 mila morti e oltre due milioni di sfollati, la crisi nella regione registra nuovi picchi di violenze."Secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) si stima che tra gennaio e agosto 2014 ben 400 mila persone hanno dovuto lasciare le loro case, 2,7 milioni sono, invece, i rifugiati dall'inizio del conflitto - ha spiegato Antonella Napoli -. Si calcola che in tutto il Sudan siano circa 4 milioni le persone che richiedono assistenza umanitaria. Secondo gli ultimi dati, per la fine del 2015 i nuovi sfollati saranno oltre mezzo milione". Nel 2014 - prosegue il rapporto - si è registrato un tale incremento di violazioni dei diritti nei confronti dei cristiani da far entrare il Sudanper la prima volta nella top ten della World Watch List, l'elenco dei 50 Paesi dove la persecuzione verso i cristiani è più intensa, balzando al sesto posto. "Abbiamo denunciato anche i recenti stupri, tra cui l'episodio più grave a Tabit, dove sono state violentate 221 tra donne, adolescenti e bambine", ha aggiunto Napoli.
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