sabato 18 aprile 2015
Monsignor Bernardito Auza è intervenuto all'Onu nel corso di una conferenza sulle persecuzione dei cristiani: "La comunità internazionale non resti muta".
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​Si è tenuta ieri al Palazzo di Vetro di New York una importante conferenza sul tema: “La persecuzione dei cristiani a livello globale: una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”. Per la Santa Sede è intervenuto l’osservatore permanente vaticano all’Onu, mons. Bernardito Auza. Il presule ha ricordato gli accorati appelli di Papa Francesco alla comunità internazionale perché “non resti muta e impassibile” davanti a crimini così inaccettabili. I martiri di oggi – ha osservato citando il Pontefice - "sono più numerosi che nei primi secoli cristiani”.In Iraq, Siria, Nigeria, Libia, Kenya e nelle regioni del subcontinente asiatico – ha detto mons. Auza - “la terra è stata letteralmente intrisa di sangue. Abbiamo visto immagini barbare di cristiani copti decapitati in Libia; chiese piene di gente saltare in aria durante le celebrazioni liturgiche in Iraq, Nigeria e Pakistan; antiche comunità cristiane cacciate dalle loro case nella Piana di Ninive; studenti cristiani giustiziati in Kenya”.“Migliaia di persone in tutto il mondo – ha rilevato - sono perseguitate, private ​​dei loro diritti umani fondamentali, discriminate e uccise semplicemente perché sono credenti. Sappiamo che questi attacchi contro persone di fede non accadono solo ai cristiani”, ma anche ad altri musulmani e minoranze etniche, come gli yazidi, soprattutto in seguito alle violenze dei miliziani del sedicente Stato islamico. Tuttavia – ha precisato – c’è un fatto incontrovertibile: “in molte parti del mondo, i cristiani sono presi di mira in modo specifico”. Così, il rapporto 2014 del Pew Research Center rivela che gli attacchi alle persone di fede sono compiuti di più contro i cristiani che contro qualsiasi altro gruppo religioso.Tra il 2006 e il 2012 – afferma mons. Auza - i cristiani sono colpiti da persecuzioni o discriminazioni in 151 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite. “Ciò indica – sottolinea con forza il presule - un fallimento collettivo di questa organizzazione internazionale, il cui obiettivo primario è quello di risparmiare popoli e nazioni dal flagello della violenza e delle aggressioni ingiuste”. Mons. Auza ricorda che “tra 100 e 150 milioni di cristiani sono perseguitati nel mondo di oggi”.“Le persecuzioni religiose – aggiunge - non solo sono diffuse, ma anche in aumento”. Così, “la libertà religiosa a livello globale è entrata in un periodo di grave declino negli ultimi tre anni”. “In Medio Oriente, in particolare, i cristiani sono stati specificamente presi di mira, uccisi o costretti a fuggire dalle loro case e paesi. Solo 25 anni fa, c’erano quasi due milioni di cristiani in Iraq; le stime più recenti dicono che sono oggi meno di un quarto di quella cifra”. Qui, i cristiani, hanno “un profondo senso di abbandono”. “La scomparsa di queste comunità del Medio Oriente – rileva - non solo sarebbe una tragedia religiosa, ma la perdita di un ricco patrimonio religioso-culturale che tanto ha contribuito alle società a cui appartengono. Per 2.000 anni, i cristiani hanno chiamato ‘casa’ il Medio Oriente; anzi, come tutti sappiamo, il Medio Oriente è la culla del cristianesimo”. Oggi, “queste antiche comunità cristiane della regione, soprattutto quelle che ancora parlano l'aramaico, la lingua di Gesù Cristo, sono tra quelle a rischio di estinzione”. Papa Francesco – ricorda – “ha ripetutamente affermato che non possiamo rassegnarci a pensare ad un Medio Oriente senza cristiani. La loro esistenza ininterrotta nella regione è la testimonianza di molti secoli di convivenza, fianco a fianco con i musulmani e altre comunità religiose ed etniche. Il mondo intero ha un grande interesse nel preservare tale convivenza e tutti dobbiamo unirci per impedire l'espulsione dei cristiani prima che sia troppo tardi”.L’osservatore permanente ricorda che il mese scorso a Ginevra, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, 65 Paesi hanno firmato una dichiarazione, redatta da Libano, Russia e Santa Sede, per sostenere i diritti umani dei cristiani e di altre comunità, in particolare in Medio Oriente: “E’ stata la prima volta in cui si è fatta menzione esplicita della categoria dei cristiani al Consiglio per i diritti umani”. Mons. Auza lancia l’appello ad agire presto, con urgenza, prima che sia “troppo tardi”: “i cristiani perseguitati in tutto il mondo … contano su di noi e chiedono sempre maggiori sforzi da parte nostra per risparmiarli dalla persecuzione. La loro stessa sopravvivenza potrebbe dipendere dalla nostra solidarietà. Preghiamo affinché possiamo essere in grado insieme di aprire gli occhi del mondo su quello che sta succedendo”.
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