sabato 27 aprile 2013
​A Roma il Congresso annuale del movimento, aperto ieri da monsignor Crociata, che ha ricordato la figura del vescovo Tonino Bello nel 20esimo anniversario della morte..
COMMENTA E CONDIVIDI

Un invito a fare memoria «del radicamento nel Vangelo e nella Chiesa», a testimoniare la propria fede e alla profezia, per «tornare a Gesù Cristo, via della vita autentica. A tutto il movimento cattolico per la pace, a ciascuno di voi, dunque, l’augurio di incontrare sempre più in profondità l’amore che educa e forma al dono della propria vita. E di pace sarete davvero costruttori». A formularlo, il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ieri mattina all’Istituto Seraphicum ha aperto i lavori del congresso di Pax Christi Italia, sul tema «È l’ora della nonviolenza». Un appuntamento che si svolge nel ventesimo anniversario della morte del vescovo Tonino Bello, presidente del movimento nazionale dal 1985 al 1993. Del presule scomparso Crociata ha ricordato «la voce della tenerezza e della parresia». E, riferendosi sempre agli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio in corso, ha sottolineato l’importanza di fare memoria del Concilio e dell’enciclica «Pacem in terris», pubblicata cinquant’anni fa, «che fa da sfondo al vostro Statuto, ne sostanzia la riflessione, ne orienta le scelte». Ancora, il valore della testimonianza di adulti nella fede, perché «la crisi che viviamo non è solo economica o politica, ma culturale e spirituale». Infine il segretario generale della Cei ha fatto cenno al lancio della «campagna di educazione, a partire dalla scuola, a una lettura dei rapporti personali e sociali che superi la logica della violenza e dell’utilizzo delle armi». Infatti Pax Christi Italia ha presentato proprio ieri, a conclusione dei lavori della mattinata, il progetto «Scuole smilitarizzate», per formare gli studenti alla pace e alla cittadinanza attiva. «Ciò che proponiamo come futuro ai ragazzi segna non solo la loro crescita ma anche la società intera – ha rilevato il vescovo Giovanni Giudici, presidente del movimento –. Ci sembra particolarmente importante vigilare oggi che nelle scuole non entri questo tema bellicista. Pensiamo sia possibile, su argomenti che hanno a che fare con la violenza giovanile, far fare esperienze diverse di servizio ai più piccoli e poveri». Per questo, ha aggiunto, «vigiliamo sulla possibilità che nelle scuole si insegni la nonviolenza e la pace attraverso l’amore e la giustizia, anche a coloro che sono pur diversi da noi ma con i quali siamo in dialogo continuo». È tempo come Pax Christi Italia, ha auspicato il presidente, «di farci carico di coloro che vivono nelle periferie esistenziali», continuando ad attingere alla Dottrina sociale della Chiesa. Per riscoprire «e riproporre i riferimenti che il Vangelo ha sviluppato nella storia – ha concluso il vescovo Giudici –: la dignità della persona umana; il carattere sacro della vita; il ruolo centrale della famiglia; l’importanza dell’istruzione; la libertà di pensiero, di parola, di professione religiosa. In questa prospettiva, ricordare che la pace è frutto di quella giustizia che consente lo sviluppo di ogni persona e della cultura di ogni popolo».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: