sabato 22 ottobre 2011
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«Vivremo di questa vita di fede se in tutte le contingenze terremo Cristo innanzi agli occhi della nostra mente, ed egli ci accompagnerà ovunque, nella preghiera, nell’altare, nello studio, nelle opere molteplici del ministero apostolico, nei contatti frequenti con il prossimo, nel momento dello sconforto, del dolore e della tentazione. E in tutto da lui prenderemo ispirazione per modo che le nostre azioni esteriori siano la manifestazione della vita interiore di Cristo in noi». Lo scriveva ai missionari saveriani da lui fondati, in una lettera datata 2 luglio 1921, Guido Maria Conforti, arcivescovo di Ravenna dal 1902 al 1904 e dal 1907 al 1931 alla guida della diocesi di Parma, città in cui si spense il 5 novembre; era nato 66 anni prima, esattamente il 30 marzo 1865, a Casalora di Ravadese, sempre nel parmense.A ottant’anni dalla sua morte, il fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere sarà dichiarato santo domani mattina in piazza San Pietro, insieme a don Luigi Guanella, fondatore dei Servi della Carità e dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, e a Bonifacia Rodríguez De Castro, fondatrice delle delle Serve di San Giuseppe.Ottavo di dieci figli, Guido Maria studia a Parma presso i Fratelli delle scuole cristiane; nel 1876, opponendosi alla volontà paterna, varca la porta del Seminario. In quegli anni legge una biografia di san Francesco Saverio, il missionario gesuita che annunciò il Vangelo in Asia nel XVI secolo. Il giovane avverte la vocazione a proseguire l’opera del santo, anche se i suoi problemi di salute non gli consentiranno di essere ammesso in qualche istituto con missioni all’estero. Ordinato sacerdote il 22 settembre 1888, il 3 dicembre 1895 (festa di san Franceso Saverio) inaugura l’Istituto emiliano che tre anni dopo sarà riconosciuto quale Congregazione di San Francesco Saverio per le missioni estere. Nel marzo del 1899 don Conforti consegna la croce ai primi due missionari saveriani in partenza per la Cina.Chiamato da Leone XIII come pastore dell’arcidiocesi di Ravenna, dove resterà per due anni, l’11 giugno 1902 viene ordinato vescovo e decide di emettere i voti religiosi, insieme a quello di dedicarsi senza riserve all’annuncio del Vangelo "ad gentes". «Cercavo monsignor Conforti come espressione episcopale, la più distinta in Italia di quel felice movimento missionario suscitato dall’enciclica Maximum Illud di papa Benedetto XV. Lo cercavo come rappresentante di quella completezza del ministero sacro delle anime che associa il vescovo al missionario»: così scrisse di lui il cardinale Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII. A riportare queste parole è il lodigiano don Angelo Manfredi, in una corposa e recente biografia del beato, prossimo alla canonizzazione. « Spero non sia scontento, monsignor Conforti, che qualcuno abbia cercato di parlar di lui, schivo com’era: nei suoi scritti parla molto poco di sé», si schermisce l’autore del volume, edito dalla Emi, che in questi giorni pubblica anche i libri a colori «Noi partiamo, tu non restare. Spiritualità missionaria» e «San Guido Maria Conforti. Vescovo per il mondo», entrambi a cura del Centro Studi missionari saveriani, insieme a «San Guido Conforti- Missionario a fumetti».Nonostante la salute malferma, l’impegno pastorale dell’arcivescovo a Parma sarà sempre intenso e lungo (in 25 anni celebra due sinodi e visita per cinque volte 300 parrocchie), insieme alla diffusione delle Pontificie Opere Missionarie; Conforti collabora anche alla fondazione della Pontificia Unione Missionaria e ne diviene il primo presidente. Nel 1928 riesce a visitare in Cina i «suoi» missionari: un sogno coltivato per molto tempo, con la passione per l’annuncio ai vicini e ai lontani.
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