giovedì 21 maggio 2015
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“Un ampio confronto a porte chiuse” ha fatto seguito al discorso con cui Papa Francesco ha aperto lunedì 18 maggio, in Vaticano, i lavori della 68ª assemblea generale dei vescovi italiani. È quanto viene evidenziato nel comunicato finale dell’assise, diffuso oggi dalla Cei (IL TESTO). La “sensibilità ecclesiale”, si legge nel testo, è stata “la cifra principale del discorso del Santo Padre. Papa Francesco ha esortato l’Episcopato italiano ad "‘andare controcorrente, rispetto a un contesto nel quale ‘spesso siamo accerchiati da notizie sconfortanti per farsi ‘testimoni gioiosi di Cristo Risorto per trasmettere gioia e speranza agli altri". Proprio di tale vocazione e responsabilità a ‘vivere con la gente si è fatto interprete il cardinale Bagnasco nella prolusione, dove ha dato voce innanzitutto ai ‘nodi antichi e nuovi del Paese: la piaga della disoccupazione, la tragedia dei migranti, i tentativi legislativi di equiparare il matrimonio e l’istituto familiare ad altre unioni. Questi temi, riferisce il comunicato finale, “sono stati ripresi e approfonditi nel dibattito assembleare, con i vescovi preoccupati - accanto alle difficoltà materiali sofferte da tanta gente - dello ‘snaturamento della cultura popolare, della disgregazione dei rapporti e delle manipolazioni di carattere tecnologico”.  In particolare, si legge ancora nel comunicato finale, “l’Assemblea ha messo in guardia dalla cosiddetta teoria del genere, che si sta diffondendo in modo subdolo soprattutto nelle scuole e che coinvolge l’impostazione generale del senso della vita, della sessualità e dell’amore”. Di qui l’appello dei vescovi a “genitori e educatori”, perché “prendano coscienza di ciò che a questo riguardo viene insegnato ai loro figli e trovino le forme per contrastare apertamente una tale deriva antropologica, culturale e sociale”. Sul “fronte ecclesiale” è “emersa con forza” la necessità di “superare la pastorale ordinaria con un rinnovamento missionario delle parrocchie, che si traduca in modalità e proposte operative, sostenute da una robusta formazione di sacerdoti e laici”. “Un approfondimento delle indicazioni” di cui l’Evangelii gaudium “è ricca” e “una maggiore chiarificazione di alcuni termini essenziali”. È la duplice esigenza emersa dalla 68ª Assemblea. Tema principale dell’assise, peraltro, era la verifica della recezione dell’Evangelii gaudium, l’esortazione apostolica di Papa Francesco. “Ai vescovi - riferisce il comunicato finale dell’assemblea - sono state presentate le sintesi dei contributi giunti dalle Conferenze episcopali regionali, da dove si rileva, innanzitutto, come tra le varie componenti della comunità ecclesiale l’Esortazione abbia ricevuto una buona accoglienza di fondo”. Durante l’assemblea generale, si legge nel comunicato, i vescovi “hanno evidenziato la piena continuità tra l’Esortazione apostolica, il magistero del Concilio e dei Pontefici che, dopo di esso, si sono succeduti sulla Cattedra di Pietro. Nella stessa scia sono state lette pure molte indicazioni già espresse dai documenti della Cei, specialmente quelli riguardanti l’evangelizzazione e in modo particolare ‘Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, ‘Il volto missionario delle Parrocchie in un mondo che cambia’ ed ‘Educare alla vita buona del Vangelo’”. Dai lavori assembleari, riferisce il comunicato, “è emersa anche la novità con cui l’Evangelii gaudium propone tali contenuti - che rimandano alla persona di Gesù Cristo - per un nuovo volto di Chiesa e un nuovo stile: quello del pastore che precede il gregge, lo accompagna e lo segue; una novità che deriva dal particolare carisma di Papa Francesco, capace di provocare e di suscitare entusiasmo”. È stata anche rilevata “l’importanza dell’attenzione alle relazioni personali con l’accoglienza e la vicinanza a ciascuno nella propria concreta situazione, quale via per annunciare Gesù e testimoniare il suo Vangelo”. Un ulteriore elemento richiamato è stata “l’eloquenza dei gesti”: “Gesti di misericordia, di riconciliazione, di solidarietà, capaci di coinvolgere, di dare visibilità alla testimonianza di fede e di rendere credibile l’annuncio. Ne è parte anche la stessa urgenza di ritrovare la vivacità di un linguaggio (con particolare attenzione alle omelie, ma non solo), che comunichi la freschezza della fede, la gioia dell’annuncio, il coinvolgimento nell’esperienza evangelica”. Una delle parole più ricorrenti emersa, riferisce il comunicato finale, “concerne la necessità di un’autentica conversione pastorale, condizione essenziale per la riappropriazione costante della fede e per la progressiva purificazione della testimonianza, che si esprime con la misericordia e la carità cristiana e la sobrietà di vita”. L’esigenza di conversione - hanno evidenziato ancora i vescovi - si spinge “dal piano personale a quello pastorale e particolarmente a rinnovare continuamente in ordine alla missione tutta la pastorale ordinaria”. La conversione pastorale, hanno osservato, “passa attraverso una rinnovata attenzione alla collegialità e una rimotivata cura degli organismi di partecipazione, evitando di renderli presidio privato di pochi. Una cura fatta di disponibilità all’ascolto, di parlare libero, di confronto aperto e leale che porti sacerdoti e laici a progettare e costruire insieme”. Una “sapiente rimotivazione degli organismi di partecipazione”, hanno ancora sottolineato, “può costituire la premessa indispensabile anche per cercare nuove vie e nuove figure per l’amministrazione delle parrocchie, senza togliere ai parroci la specifica responsabilità primaria, ma liberandoli da pesanti fardelli che generano stanchezza e tolgono tempo alle relazioni pastorali per l’annuncio del Vangelo, accompagnamento dei fedeli, la ricerca personale di ciascuno”.
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