venerdì 25 ottobre 2013
​Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia: ridefinire la pastorale e approfondire la teologia del matrimonio. «Dobbiamo essere sempre più in grado di parlare a tutti, con un linguaggio capace di coniugare verità e misericordia».
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Semplicità, trasparenza, stile accogliente e linguaggio di immediata comprensione. Sono le direttrici a cui dovranno ispirarsi pastorale e teologia del matrimonio e della famiglia secondo le indicazioni che papa Francesco ha consegnato agli esperti in vista del “doppio” Sinodo 2014-2015. Non era mai capitato nella storia della Chiesa che due grandi assemblee episcopali di portata universale, com’è appunto un sinodo, affrontassero lo stesso argomento a così breve distanza. Una svolta più che eloquente del rilievo fondamentale attribuito dal Papa alla realtà della famiglia. «Si tratta con tutta evidenza di un’urgenza assoluta non solo dal punto di vista pastorale – osserva l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia – ma anche sociale, culturale, politico». E la trasversalità della famiglia, il suo essere radici e futuro di tutti, ponte tra le generazioni, realtà in cui si riverberano tutti i problemi che si intrecciano nella società, impone che la riflessione sia a tutto tondo, aperta, senza zone d’ombra. «E soprattutto – aggiunge Paglia, che parla a margine dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia che si conclude oggi con l’udienza del Papa – la nostra attenzione dev’essere rivolta a tutte le famiglie, E dico davvero a tutte, senza esclusioni di sorta».Questo significa che saranno affrontati anche quei nodi pastorali e teologici, come il ruolo di divorziati e risposati, che ormai da anni creano disagi e difficoltà?Il Papa non indice un Sinodo, anzi un “doppio” Sinodo, per ridefinire la teologia del matrimonio e della famiglia. Il Papa vuole innanzi tutto accogliere ed ascoltare le famiglie così come sono, tutte le famiglie, nella complessità delle varie situazioni. E vuole che la grandezza di questo “tesoro prezioso dei popoli”, come lui stesso ha detto nel Congresso di Aparecida, sia compreso nella sua straordinaria realtà, che è ricchezza per la Chiesa e per la società.Accogliere e comprendere le varie situazioni in cui oggi vivono le famiglie non vuol dire anche intervenire laddove esistono situazioni di crisi e di sofferenza?I vescovi avranno senz’altro l’opportunità di approfondire le questioni dottrinali più urgenti, ma affermare oggi verso quali approdi si indirizzeranno queste riflessioni significa far torto alla varietà e alle capacità di analisi dell’episcopato mondiale. Una cosa è certa. Il Papa chiede alla Chiesa di mettere al centro dei prossimi tre anni il tema della pastorale familiare. E questa è scelta davvero provvidenziale.E la pastorale familiare di quali interventi necessita?Dev’essere profondamente ridefinita in un’ottica di semplicità e di immediatezza. Dobbiamo essere sempre più in grado di parlare a tutti, con un linguaggio capace di coniugare verità e misericordia. Non abbiamo bisogno di nuovi interventi normativi ma di freschezza e di gioia. Il nostro slogan potrebbe essere: “la famiglia è la cosa più bella del mondo”.È possibile tracciare un elenco degli argomenti concreti di cui si occuperanno i due Sinodi?Direi che dovremmo definire un versante intra-ecclesiale e un altro più generale. Nel primo rientrano senz’altro tutte le situazioni di crisi, a cominciare dalle famiglie che vivono la povertà materiale. Quando non ci sono pane e lavoro, anche la stabilità familiare risulta compromessa. Accanto alla povertà materiale, metterei la condizione delle famiglie immigrate, ma anche di quelle vedove e degli anziani. Anche occuparsi di loro significa chinarsi sulle ferite della famiglia.E poi ci sono tutte le sofferenze spirituali, spesso non meno devastanti…Certo, persone separate, divorziati non risposati e divorziati risposati, persone che chiedono di verificare la nullità del loro matrimonio, conviventi. Verso tutte queste coppie deve indirizzarsi il nostro sguardo che, come ci dice papa Francesco, deve innanzi tutto comprendere e accogliere. Il tema delle convivenze porta con sé l’urgenza di esprimere una parola chiara anche a proposito delle unioni omosessuali. Il Sinodo non trascurerà davvero nulla. Già nei prossimi giorni partiranno i questionari rivolti ai vescovi di tutto il mondo. Abbiano chiesto a ciascuno di indicare in modo dettagliato le varie situazioni familiari presenti nelle comunità, i problemi, le urgenze, le difficoltà. Credo che nell’ottobre prossimo, quando si aprirà il sinodo, avremo di fronte un quadro assolutamente esauriente.Che significato dare al pellegrinaggio che domani e dopo porterà in piazza San Pietro migliaia di famiglie provenienti da tutto il mondo?È già l’inizio di questo cammino. Il dono dell’incontro con il Papa nella preghiera e nell’ascolto reciproco, aiuterà tutti a trovare nuove ragioni nella vita di fede. Le famiglie devono essere fermento della società e della Chiesa. Non solo, devono sempre più diventare laboratorio di comunione per creare ponti di pace tra tutti i popoli, anche di fedi diverse. Una sfida davvero globale, Ma cosa c’è di più globale della famiglia?
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