mercoledì 1 luglio 2015
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Da questa enciclica emerge una grande passione per l’unità. Si parla tanto di ecologia, ma come frammento a sé stante. La grande genialità scientifico-culturale di papa Francesco è di aver ricostruito con pazienza il puzzle – dal riconoscimento della radice comune della crisi ambientale e della crisi sociale, fino al ruolo dato all’ecologia della vita quotidiana, inserendo in questo scenario i temi della povertà, dello scarto, della fragilità da tutelare, dal concepito all’anziano – dando così unità al pensiero ecologico». È un passo della riflessione offerta dal cardinale Angelo Scola all’incontro di presentazione dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’. Sulla cura della casa comune, svoltosi ieri in Expo su iniziativa dell’arcidiocesi di Milano, dell’Università Cattolica e della Caritas, e moderato da Enrico Mentana, direttore del Tg La7. «Il Papa ci aiuta a capire che la vita umana non raggiunge la felicità se ciascuno di noi non raggiunge un rapporto adeguato con se stesso, con gli altri, con il creato e con Dio – ha spiegato l’arcivescovo di Milano –. Questa unità è l’unica prospettiva per superare il travaglio del passaggio al terzo millennio, vincendo la sfida della frammentazione a cui ci portano ogni giorno la finanza e le tecnoscienze. La finanza, ad esempio, è tentata di giocare sulla pelle delle persone, come vediamo accadere in Grecia: il cittadino medio non ci capisce nulla e ho l’impressione che accada perché non ce la raccontano tutta». Era stato il commissario generale di Expo, Giuseppe Sala, ad aprire l’incontro, riconoscendo il profilo «dirompente» di questa enciclica che, «come l’Expo», chiama la famiglia umana all’impegno per uno «sviluppo sostenibile e integrale». «Chiave di volta» dell’enciclica con la sua proposta di «ecologia integrale», ha affermato il rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, nell’intervento introduttivo, è la “responsabilità”. In questo senso, l’enciclica può aiutare i governi, «spesso legati nelle scelte politiche ai cicli elettorali, a fare scelte più ambiziose e lungimiranti», ha sottolineato Neil Thorns, direttore della Caritas inglese e consulente del governo britannico sui cambiamenti climatici. «L’enciclica – ha aggiunto – riconosce come i poveri siano i primi, e i più duramente colpiti, dal cambiamento climatico». «Questa enciclica chiama la scienza a riscoprire la sua responsabilità verso il bene comune, e il mondo della scuola e dell’università a formare le nuove generazioni al concetto di ecologia integrale», ha aggiunto Pier Sandro Cocconcelli, biologo alimentare della Cattolica, direttore di Expolab. Nel documento il Papa bacchetta la finanza: sì, ma quella dei derivati e della speculazione, scandisce Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare: «In realtà la finanza, il credito, le banche, possono e devono essere una leva positiva per una custodia dinamica del creato. Questa enciclica non è un rigurgito di terzomondismo che arriva dall’America Latina: è parola profetica che ci chiama a cambiare un modello di sviluppo ormai insostenibile». «Il concetto di responsabilità - ecologica e sociale - è la chiave dell’enciclica che ci chiama alla cura della casa comune, intrecciando il piano della macroetica a quello della microetica, del singolo, della sua azione quotidiana», ha detto a sua volta Laura Palazzani, docente di biogiuridica e filosofia del diritto alla Lumsa. Il documento è ricco di implicazioni sul piano bioetico: «Non ci sono però prese di posizione, ma il richiamo costante ad una presa di coscienza da parte di tutti e al dialogo fra tutti». «In questa enciclica, che è la prima ad affrontare in termini organici il problema ecologico, che attinge alla tradizione ortodossa ma anche ai documenti degli episcopati, soprattutto del Sud del mondo – ha sottolineato Scola – il Papa ci chiama alla conversione ecologica». Una proposta, ha concluso l’arcivescovo, che per i cristiani si fa appello alla “testimonianza”. A «nuovi stili di vita assunti in maniera integrale».
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