sabato 8 febbraio 2014
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L'arcivescovo Pietro Parolin, 58 anni, vicentino di Schiavon, è stato scelto il 31 agosto 2013 come nuovo segretario di Stato da papa Francesco per sostituire il cardinale salesiano Tarcisio Bertone. Il suo servizio è iniziato il 15 ottobre, sebbene “in absentia” a causa di un ricovero in ospedale a Padova. Il 12 gennaio Bergoglio l’ha nominato cardinale: riceverà la berretta nel Concistoro del 22 febbraio. Il presule veneto è stato un diplomatico di carriera che ha sempre conservato un profondo spirito pastorale. Monsignor Parolin, infatti, dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1980 per la diocesi berica dal vescovo Arnoldo Onisto e dopo un biennio come vicario parrocchiale a Schio, ha frequentato la Pontificia Accademia ecclesiastica. Laureatosi in diritto canonico alla Gregoriana con una tesi sul Sinodo dei vescovi, nel 1986 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, prestando la propria opera in Nigeria e Messico dove ha collaborato allo storico allacciamento di rapporti di quello Stato, di fortissima tradizione anticlericale, con il Vaticano. Nel 1992 è stato chiamato a lavorare in Segreteria di Stato dove dal 2000 si occupa del desk Italia, seguendo da vicino le questioni ancora aperte legate alla revisione del Concordato del 1984, come quelle relative all'Ordinariato militare o all'assistenza religiosa per i carcerati e nelle strutture sanitarie. Nel 2002 viene promosso da Giovanni Paolo II sotto-segretario della seconda sezione, quella che si occupa dei rapporti con gli Stati. In questa veste viene molto apprezzato dal corpo diplomatico accreditato in Vaticano e si trova a gestire i delicati dossier che riguardano la Cina, il Vietnam e i rapporti con lo Stato di Israele. È in questo periodo che riprendono contatti diretti tra Santa Sede e Cina popolare (Parolin vola due volte a Pechino con una delegazione vaticana) e che viene pubblicata la storica Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi del giugno 2007. Sempre durante il suo mandato arrivano a buon punto le trattative per l'allaccio dei rapporti diplomatici con Hanoi. Il 17 agosto 2009 Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo titolare di Acquapendente e nunzio apostolico in Venezuela. Il 12 settembre successivo papa Ratzinger gli ha personalmente conferito l'ordinazione episcopale nella Basilica di San Pietro. A Caracas ha dovuto affrontare i difficili e contrastati rapporti tra il regime di Hugo Chavez e la locale gerarchia cattolica. Rapporti che sembrano aver avuto una svolta positiva dopo la visita in Vaticano del nuovo presidente Nicolas Maduro, che lo scorso 17 giugno è stato ricevuto in udienza da papa Francesco. E in Venezuela, ha voluto sottolineare ieri il cardinale di Caracas Jorge L. Urosa Savino, Parolin «ha giocato un ruolo importante nel processo di avvicinamento tra la Chiesa e il governo e tra diversi settori della società e le autorità». Un'esperienza maturata sul campo nei più delicati scenari mondiali (a cominciare dal Medio ed Estremo Oriente, ma anche l'Africa e l'America Latina), la sempre competente dimestichezza con i dossier anche più ingarbugliati, l'approfondita conoscenza della macchina curiale e, soprattutto, una vita sacerdotale inappuntabile nella sua semplicità ed austerità. Sono le caratteristiche e le esperienze che ha portato come bagaglio personale nell'ufficio di segretario di Stato. Un segretario di Stato, tra l'altro, relativamente giovane. Nell'ultimo secolo infatti solo in due casi – su undici – è stato scelto per l'incarico un presule dall'età più verde (Eugenio Pacelli, nominato nel 1930 a 54 anni, e Rafael Merry del Val, designato nel 1903 a 38 anni).
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