martedì 17 dicembre 2013
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Estremo oriente di Buenos Aires. Al contempo, centro e periferia. Non lontano si trova il Parque Lezama: là, nel 1536, il condottiero Pedro de Mendoza decise di trafiggere la terra con la spada per fondare il primo nucleo della futura capitale. Il successivo sviluppo urbanistico ha sospinto l’intera zona verso il confine est. Trasformandola in frontiera. Anello di congiunzione tra l’infinita città e la provincia. Porta obbligata per le migliaia e migliaia di pendolari che, ogni giorno, inondano la città. Alle spalle della piazza, infatti, c’è ciclopica stazione dei treni, il terminal dei bus e il capolinea della metro, oltre alla vicina autostrada.  Per Constitución, dunque, si passa. Ma c’è anche chi là ci vive. La "gente de la calle", il "popolo della strada": senza-tetto, disoccupati, tossicodipendenti, migranti in attesa di essere reclutati da un "caporale- schiavista". E, soprattutto, prostitute: una folla di ragazze, spesso minorenni, si vende fin dal primo mattino. Impossibile non vederle. Fin troppo facile non guardarle. «Spesso non si fa per cattiveria: siamo così abituati a vederli ammassati sui marciapiedi che non ci facciamo più caso. Ognuno è preso dai suoi problemi. È stato lui ad insegnarci che essere cristiani vuol dire non voltarsi dall’altra parte», racconta ad Avvenire, padre Mario Miceli della parrocchia Santa Lucía di Buenos Aires. "Lui", nemmeno a dirlo, è Jorge Mario Bergoglio, ora papa Francesco. Che, dal 2009, aveva scelto di celebrare proprio su questa piazza-simbolo la Messa dedicata alle vittime di tratta e traffico di persone. I "fratelli schiavi", li chiamava nelle sue vibranti omelie. «Me le ricordo bene: invitava ogni cristiano a farsene carico. Non un generico altro, noi», aggiunge padre Mario. Non ci è voluto molto al decanato di Boca-Barrajas  - dove si trova Santa Lucía nonché Constitución - scegliere la piazza come "sala" della "festa di compleanno" di Francesco. «Una festa in stile-Bergoglio», precisa il sacerdote. «Quando una persona compie gli anni, è tradizione farle un piccolo regalo. E ovviamente si individua qualcosa che possa piacere al festeggiato. Con Francisco siamo voluti andare sul sicuro…». Il decanato porteño (di Buenos Aires) ha, dunque, scelto di regalare all’attuale vescovo di Roma, che oggi celebra i suoi 77 anni, una "giornata missionaria" a Constitución. Dalle prime luci dell’alba fino a notte fonda, preti, laici, giovani, adulti, bambini trascorreranno la giornata nella "tenda missionaria" allestita per l’occasione nella piazza, "misioneando. «Che cosa significa? Incontrare quelle persone che la nostra società egoista "scarta", relegandole ai margini. Ascoltarle, dire loro che Dio le ama. Non con le parole, però, con i fatti», racconta Andrés, 22 anni, studente di psicologia e impiegato per pagarsi gli studi. «Ma oggi ci tengo ad esserci. Anche se arriverò il pomeriggio, al termine del lavoro, voglio fare questo regalo a Francisco: padre Jorge non è stato importante nella mia formazione religiosa, è stato fondamentale». Andrés è cresciuto in oratorio e, come tutti i giovani di Buenos Aires, ha assistito a varie celebrazioni e riunioni presiedute dall’allora arcivescovo. «Aveva la capacità di farti sentire coinvolto in prima persona. Ti chiedeva di prestare le mani al Signore per far sentire il suo amore all’altro. Amare, capire, comprendere, accogliere non pontificare: il cristianesimo non è una dottrina, è testimonianza», ricorda il giovane. Saranno tanti gli "under 25" a Constitución oggi. Insieme a decine di sacerdoti che celebreranno tre Messe e saranno disponibili per le confessioni. La Chiesa che esce da se stessa, che va nelle periferie era un nodo centrale della pastorale dell’arcivescovo Bergoglio. «Le tende missionarie si svolgono periodicamente. Quella di oggi, però, è speciale. «È il nostro modo di dire a Francisco: "Buon compleanno"! – racconta Ana, 21 anni –. Che cosa gli direi se potessi inviargli un messaggio? "Sei un esempio e una sfida continua. Continua così. Noi "facciamo il tifo" per te!».
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