venerdì 29 aprile 2016
​L'arcivescovo di Genova parla a un convegno: ancora lunghe le code di disoccupati davanti alle parrocchie. Il muro del Brennero: non è questa la risposta.
ISTAT «In calo disoccupazione giovanile»
Bagnasco: lavoro, miglioramento insufficiente
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"Il lavoro è fondamentale per la vita dell'uomo" e soprattutto "per i giovani, perché si facciano una famiglia, un progetto di vita perché altrimenti, come dice il Papa, non c'è dignità". Ad affermarlo il cardinale Angelo Bagnasco in occasione del convegno “Formare per educare: verso una nuova etica del lavoro” che si è svolto oggi pomeriggio a Genova presso l'Istituto Ravasco. Ma, ha aggiunto il porporato, "senza una dimensione etica, non basta il lavoro, e neppure bastano delle leggi buone, che sono pure necessarie, perché l'anima della legge, come l'anima del lavoro, è sempre un codice morale e spirituale". Per il porporato, infatti, "serve una visione". Infatti, "non esistono leggi senza visione ed una caratteristica dei nostri tempi - ha affermato - mi sembra quella di un moltiplicarsi, di un proliferare di leggi, cercando di rispondere a dei fenomeni sul piano sociale. Ma, se ci pensiamo, questo non è un buon segno perché la moltiplicazione delle leggi è segno di debolezza da parte di uno stato e di una società". "Le leggi - ha spiegato - ci vogliono eccome, servono e serve che siano giuste ed eque, ma una società società che si illudesse di risolvere i problemi sociali, a tutti i livelli, con delle leggi, seppur buone, non ha alcuna visione". E, a proposito di lavoro e disoccupazione, il cardinale Bagnasco ha commentato i dati ISTAT diffusi oggi affermando che "l'osservatorio delle nostre parrocchie e delle nostre comunità cristiane non registra ancora questo miglioramento che tutti speriamo, ci auguriamo e che auspichiamo". Infatti, "le code di coloro che cercano il lavoro, che sono disoccupati, o che non sono mai stati occupati, continuano notevolemente, non soltanto per i giovani che sono la grande parte, ma anche per le persone di mezza età che hanno famiglia e impegni economici da onorare". Al suo arrivo al convegno, il cardinale ha poi rilasciato una dichiarazione in merito alla decisione del governo austriaco di costruire una recinzione lungo la frontiera del Brennero, tra Italia e Austria, per cercare di controllare e contenere il flusso di migranti. "Non è con i muri o la chiusura delle frontiere che si affrontano problemi di carattere umanitario ma su altri piani e con altri modi" ha detto il cardinale. "Questa situazione di migrazione universale, planetaria - ha proseguito - deve essere più seriamente affrontata a livello internazionale, ossia dall'ONU, e non soltanto dell'Europa o dall'Italia che lo sta facendo come meglio può" e "non mi pare che, sotto questo profilo, ci sia ancora un intervento deciso, chiaro e propositivo". Nel corso del suo intervento su scuola, istruzione e formazione, l'arcivescovo ha poi ricordato che, "in ordine al lavoro che i giovani cercano, una società deve articolare la propria realtà, non in modo pregiudiziale o ideologico, ma in modo aderente alla realtà stessa offrendo percorsi diversi perché non siamo tutti uguali". L'uguaglianza ha spiegato "è nella dignità umana e nell'essere tutti figli dello stesso Dio ma per il resto siamo diversi sotto molti aspetti". Per il porporato, poi, "in Occidente, ma soprattutto in Europa, rischiamo di diventare senza cultura, di essere plurilaureati, supertecnologici, capacissimi in mille cose ma senza cultura e, senza cultura, c'è una assenza di formazione. L'istruzione stravince ma la formazione perde". E "la cultura è tanto più necessaria in Europa a fronte del nichilismo imperante perché le radici del nichilismo, cioè del tutto equivalente perché nulla ha valore rispetto ad altro, sono europee". "Per questo - ha sottolineato - noi siamo più responsabili di fronte al mondo di certe derive nichiliste ed individualiste". Nello stesso tempo, "dovremmo avere una reazione maggiore di coscienza e di consapevolezza, di fierezza, rispetto ad un patrimonio culturale, che non ci deve rendere arroganti di fronte a niente e a nessuno, ma ci deve rendere più responsabili". "Invece - ha proseguito - mi sembra che sia il nichilismo che rende l'Europa arrogante rispetto a culture altre che pur, meno sviluppate da un punto di vista tecnologico, certamente ci sopravanzano per valori culturali ma che l'Europa continua a trattare dall'alto al basso". In altre parole siamo di fronte ad "una forma di neocolonialismo, di imperialismo, che non è da meno di altri tempi".
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