venerdì 27 febbraio 2015
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Problema: come far accedere al credito soggetti in grave sofferenza economica, che dunque non hanno i requisiti "tecnici"? E come assicurarsi che il prestito non venga sperperato? Soluzione: creare una pattuglia di "bancari con l’anima", richiamando in servizio, come volontari, gli impiegati in pensione. Così è nata Vobis, inedita organizzazione di "volontariato bancario" di Banca Prossima che lavora a stretto contatto con le Caritas. A raccontarlo è l’amministratore delegato di Banca Prossima, Marco Morganti, "costola sociale" di Intesa Sanpaolo. «Il "Prestito della speranza" – rivendica – è la più grande iniziativa di microcredito in questo Paese. La metà dei 4.500 prestiti, il 47,5%, è stato erogato da Intesa Sanpaolo. La Cei ci ha chiesto di aumentare l’accesso al credito di chi è ne è tecnicamente escluso». Così è stata creata una struttura capace di una mission impossible: la selezione delle persone secondo criteri non unicamente bancari». Morganti traccia l’identikit di questi professionisti: «Servivano persone che avessero tempo da investire, voglia di cimentarsi in qualcosa di inedito, esperienza umana oltre che di tecnica bancaria. La soluzione è stata trovata nei colleghi andati in pensione». Così è nata Vobis, che in latino significa "per voi", ma qui è acronimo di volontari bancari per l’iniziativa nel sociale, più di 300 in tutta Italia. «In alcune famiglie in crisi economica non c’è solo la mancanza di denaro ma anche il suo cattivo uso. Allora diventa fondamentale non solo ammetterle al credito ma accompagnarle, chiamarle mese dopo mese una volta accordato il prestito. Vobis è indispensabile. È un modello unico al mondo».
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