martedì 3 novembre 2015
​Le prime parole di Bergoglio, riferite da monsignor Becciu, sul furto di documenti in Vaticano. Nuovo interrogatorio per Francesca Chaouqui. La donna: non ho tradito il Papa.
LA VICENDA | CHI SONO I DUE ARRESTATI
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​«Ho appena visto il Papa. Sue parole testuali: andiamo avanti con serenità e determinazione». Queste le parole diffuse martedì sera sul proprio profilo Twitter dall’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana. Parole che inevitabilmente sono state associate al duplice arresto del monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda e della pr italiana Francesca Chaouqui (poi rimessa in libertà), interrompendo in qualche modo il silenzio delle fonti ufficiali sulla vicenda.L’intento del Papa e dei suoi più stretti collaboratori di procedere con «serenità» e con «determinazione» ha chiuso una giornata che fino a quel momento aveva offerto - oltre alla consueta dose di ricostruzioni e retroscena più o meno verosimili - anche alcune indiscrezioni sull’attività investigativa in corso, da un profluvio di dichiarazioni della donna, e da una notizia lanciata dalla Reuters su ipotesi di riciclaggio all’Apsa.L’unica voce vaticana che aveva commentato la vicenda sui media era stata quella del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e membro della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior. Conversando con la Repubblica il porporato francese non aveva trattenuto «sdegno e vergogna se le accuse risulteranno vere». «Quello che è accaduto – aveva affermato – è il risultato di quella trasparenza fortemente voluta da papa Francesco e che nessuno riuscirà mai a fermare, nemmeno chi gli rema contro o lo tradisce per chissà quali fini».E mentre nel circuito mediatico è cresciuta l’attesa per l’imminente pubblicazione di due volumi ("Avarizia" di Emiliano Fittipaldi e "Via Crucis" di Gianluigi Nuzzi) che secondo l’accusa dei pm vaticani si baserebbero su carte trafugate dai due indagati, ieri le agenzie hanno riferito che la Chaouqui sarebbe stata nuovamente interrogata per alcune ore dagli inquirenti d’Oltretevere, assistita dall’avvocato difensore Giulia Bongiorno. Per l’Ansa - che parla anche di interrogatori di altre persone informate sui fatti, in particolare laici - monsignor Vallejo Balda ha trascorso una ulteriore notte nella cella della Gendarmeria in Vaticano, in attesa di essere di nuovo ascoltato dagli inquirenti e dalla magistratura vaticana; mentre la Chaouqui non sarebbe mai stata trattenuta in cella ma ospitata da suore residenti nella città leonina.In una fitta serie di interviste e dichiarazioni postate via Facebook la Chaouqui ha continuato a protestare la propria estraneità ai fatti, cercando di scaricare le responsabilità sull’altro arrestato. «Io – ha detto al Corriere della Sera – sto benissimo. Com-ple-tamen-te estranea ai fatti. È il monsignore che ha cercato di tirarmi in ballo, capirà, c’è un clima molto brutto...». E ribadendo di «non aver fatto nulla», ha spiegato che la sua collaborazione con le autorità vaticane «non va interpretata come un pentimento né come un’ammissione di colpa perché non ho nulla da ammettere e nulla di cui pentirmi». E su Facebook ha sostenuto di non essere un «corvo», e di non aver «tradito il Papa»: «Non ho mai dato fogli a nessuno. Mai a nessuno».Intanto secondo la Reuters Giampietro Nattino, proprietario della banca Finnat Euroamerica Spa, avrebbe utilizzato l’Apsa, dipartimento della Santa Sede che controlla immobili e investimenti vaticani, per riciclaggio di denaro e manipolazione dei mercati. L’agenzia ha divulgato la notizia affermando di essere entrata in possesso di un rapporto degli investigatori vaticani di 33 pagine, poi passato alla finanza italiana e svizzera perché potessero a loro volta svolgere accertamenti. Il rapporto sospetta che l’Apsa sia stata utilizzata da persone estranee al Vaticano, con eventuale complicità di personale Apsa, in violazione dei propri regolamenti. In particolare, gli investigatori finanziari vaticani hanno evidenziato un portfolio che sarebbe stato relativo al presidente di Banca Finnat, il cui contenuto «oltre due milioni di euro» sarebbe stato trasferito in Svizzera poco prima che in Vaticano fossero introdotte le nuove leggi contro il riciclaggio.

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