sabato 2 maggio 2015
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C’è un pallido sole ad illuminare il bianco spendente della elegante facciata della basilica quattrocentesca di San Bernardino, costruita a L’Aquila per custodire le spoglie del monaco francescano. Già una volta, nel 1703, il terremoto aveva cercato di ridurla in macerie riuscendoci in parte. Il sisma di sei anni fa ci ha provato di nuovo causando gravi crolli all’abside, alla cupola e al campanile.

Ora tutto questo, dopo più due anni di cantiere e 13 milioni di euro, senza contare il complesso conventuale adiacente (fondi Cipe con il contributo della fondazione Carispaq per il restauro del soffitto ligneo), sembra dietro le spalle: oggi le spoglie di San Bernardino sono tornate “a casa” e l’organo settecentesco ha ripreso a suonare. Il capoluogo abruzzese si riappropria di una delle tre principali chiese del centro storico nel calore di centinaia di persone che hanno scortato in silenzio, insieme agli alpini del territorio, la teca di Santo senese da piazza Duomo fino all’ingresso della co-cattedrale. 

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