sabato 12 dicembre 2015
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Apertura della Porta Santa oggi ad Aleppo, in Siria, nella Parrocchia di San Francesco, danneggiata lo scorso 25 ottobre da un lancio di granate. Sul significato del Giubileo della Misericordia per la Siria, martoriata da quasi cinque anni di guerra civile e ora anche dalla violenza dei miliziani del sedicente Stato islamico, con centinaia di migliaia di vittime e milioni di profughi. "È molto significativo. Penso che tutto quest’Anno della Misericordia abbia un significato molto importante per noi che ci chiediamo il perché di tutte queste violenze contro di noi e nel mondo - afferma alla Radio Vaticana monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente di Caritas Siria -. E la risposta è molto chiara: la ragione che ha portato il Santo Padre a scegliere questo come Anno della Misericordia e di riconciliazione è una verità che viviamo ogni giorno: abbiamo bisogno di pace, che venga dal cuore, di perdono e di misericordia". Anche la scelta della città di Aleppo per l’apertura della Porta Santa ha un suo significato: Aleppo era la città più popolata dai cristiani della Siria prima della crisi… "Sì, era la città più popolata dai cristiani, con sei vescovi cattolici. Per esempio oggi riceviamo l’arcivescovo maronita di Aleppo che è stato consacrato pochi giorni fa. Allora, tutto questo ha un grande significato e noi continuiamo a credere che alla fine l’ultima parola sarà quella della pace e della riconciliazione. Ma vogliamo la buona volontà delle potenze mondiali, affinché mettano da parte i loro interessi economici e militari e cerchino una via di riconciliazione, di pace e di sviluppo per tutti i Paesi della regione." Lei ha incontrato molti fedeli in questi giorni. Come vivono l’apertura della Porta Santa? "È una cosa molto profonda, delicata. Questi fedeli della Siria hanno perso tutto a causa delle violenze e della guerra… Rimane loro soltanto una cosa: un atteggiamento di fede; la fiducia che ci sia un futuro e che sia possibile riprendere la vita e continuare a vivere nella pace. Questo è il solo desiderio che ci rimane e che alla fine viene dalla fede, dalla pazienza e dal cuore di Dio. C’è un dubbio profondo, ma allo stesso tempo c’è anche il desiderio di mettere tutto nelle mani di Dio, capace di fare un miracolo e lasciar trasformare i cuori degli uomini… Pregate per noi, affinché possiamo continuare ad aspettare i frutti di questo Anno veramente speciale! Pensiamo che quest’Anno sia fatto in modo particolare per noi e che il Papa, quando ha deciso, ha pensato a noi: al Medio Oriente, alla Siria, all’Iraq e alla Terra Santa". (Intervista di Elvira Ragosta)
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