lunedì 27 aprile 2015
Il vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese, ha concesso fin a Pentecoste a tutti i sacerdoti operanti in diocesi la facoltà di rimettere in confessione la scomunica per il peccato d'aborto.
COMMENTA E CONDIVIDI

Il vescovo di Terni-Narni-Amelia Giuseppe Piemontese con un suo decreto ha concesso fino alla solennità di Pentecoste «a tutti i presbiteri che esercitano il loro ministero in modo stabile e continuativo in diocesi la facoltà di rimettere nell’atto della confessione sacramentale la scomunica "latae sententiae" incorsa per il grave peccato di aborto procurato, in cui incorrono tutti coloro che, fisicamente o moralmente, abbiano cooperato in modo diretto ed efficace a favorire l’aborto». Ne dà notizia una nota pubblicata sul sito della diocesi umbra. «La disciplina ordinaria per rimettere la scomunica incorsa per il grave peccato di aborto procurato – prosegue la nota – ha valore pedagogico e dissuasivo e sottolinea la gravità del delitto di aborto, offrendo nel contempo al penitente l’opportunità di intervallare l’accusa del peccato dall’assoluzione con un periodo di tempo da impegnare, nella riflessione, nell’ascolto della Parola di Dio, nella preghiera, nella carità e nella congrua penitenza». La concessione ai sacerdoti della diocesi è una deroga alla disciplina canonica: «La facoltà di rimettere la censura è ordinariamente propria del vescovo, del canonico penitenziere, dei cappellani degli ospedali e del carcere – spiega la diocesi –. Con questo decreto viene concessa la facoltà ai sacerdoti per rendere più facile l’accostarsi al Sacramento della misericordia da parte dei fedeli che hanno commesso peccati particolarmente gravi, puniti con la scomunica». «Nell’uso di tale facoltà i presbiteri – si legge nel decreto del vescovo –, ricordando che essi svolgono "un compito ad un tempo di giudice e di medico" e che sono "ministri contemporaneamente della divina giustizia e misericordia, così da dover provvedere all’onore divino e alla salvezza delle anime", sappiano anzitutto consolare chi è angosciato ricordando che, qualunque cosa il cuore rimproveri, Dio è più grande del cuore dell’uomo e conosce ogni cosa e, dopo aver istruito i penitenti circa la gravità di questo peccato, verifichino attentamente se sono realmente incorsi nella censura tenendo conto del canone 1324 circa le attenuanti e, nel caso, impongano penitenze sacramentali tali da favorire il più possibile una stabile conversione».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: