sabato 7 febbraio 2015
​Il presidente Cei: occorre mobilitarsi contro l'insegnamento del gender a scuola. Al convegno molisano-abruzzese verso Firenze 2015 la forte denuncia della "colonizzazione culturale".
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Il cardinale Angelo Bagnasco lo riconosce con commozione sincera: «C’è una vita brulicante di eroismo quotidiano, nei giovani, nelle famiglie, che deve fare inginocchiare noi vescovi e pastori di fronte a tanta ricchezza, a tanto eroismo nascosto. Le nostre parrocchie, i nostri gruppi, le nostre associazioni, forse sono l’unica cosa rimasta della vita aggregata, della vita d’insieme, della possibilità della gente di oggi di incontrarsi non per fare qualcosa ma per essere di più, soprattutto per chi è più debole». Lo riconosce di fronte ai quattrocento partecipanti al convegno 'Non abbiamo che cinque pani', che vede riuniti ieri e oggi a Montesilvano le undici diocesi della Conferenza episcopale abruzzese molisana con tutti i loro pastori, in preparazione del Convegno ecclesiale di Firenze. Accolto dal presidente della Ceam, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, e da monsignor Pietro Santoro, vescovo dei Marsi, che sta guidando la regione ecclesiastica verso l’appuntamento di novembre sul tema 'In Gesù Cristo il nuovo umanesimo', Bagnasco ha portato il suo prezioso contributo dopo la lectio divina tenuta dalla biblista Rosalba Manes, partendo proprio dal riconoscimento di tanta ricchezza che anima le parrocchie e le chiese locali.  Una ricchezza che rappresenta una speranza in un contesto sociale in cui la famiglia è costantemente sotto attacco: riprendendo il recente monito del papa contro la 'colonizzazione ideologica', il presidente della Cei ha messo in guardia contro un pericolo reale anche da noi, visto che «siamo in presenza di una nuova forma di colonizzazione che intende capovolgere l’alfabeto dell’umano e ridefinire le basi della persona e della società». Ne sono testimonianza nuclei affettivi «che prescindono dal matrimonio e dai due generi», o di figli intesi come «diritto degli adulti o un oggetto da produrre in laboratorio anziché un dono da accogliere». Tutto questo mentre in Europa «si vuole far dichiarare l’aborto come un diritto fondamentale da impedire l’obiezione di coscienza, e si spinge perché sia riconosciuto il cosiddetto aborto 'post partum!' È con questo deserto che noi oggi ci misuriamo. Un deserto nel quale per molti si è inaridita la speranza e la stessa voglia di vivere».  L’appuntamento di Firenze, invece, «muove dalla rinnovata consapevolezza che Gesù si è fatto uomo ed è venuto per salvare l’uomo, per costruire l’umanità e liberarla dalle sue schiavitù». Una speranza certa, che il presidente della Cei ha declinato con i cinque verbi - uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare della traccia proposta per i lavori preparatori. «L’uomo – ha detto Bagnasco – è felicemente condannato a vivere su questa linea di confine, tra la terra e il cielo, tra il tempo e l’eternità. Questa insoddisfazione intima è la traccia di Dio. È quella ferita su cui Dio continua a porre continuamente il sale perché bruci, e renda l’uomo sempre bisognoso di un oltre, di un Altro, che gli sfugge nella sua esperienza terrena, e che lo richiama a Dio. Per questo, l’uomo rimarrà sempre il migliore alleato del Vangelo».  Rispondendo ad alcune domande libere del pubblico, Bagnasco ha infine detto che «contro l’insegnamento del gender a scuola, che va avanti, serve una mobilitazione che veda protagonisti anche realtà come i giuristi e i medici cattolici. Troppo spesso – ha aggiunto – sono i genitori stessi che non si oppongono con decisione a queste teorie, perché temono ritorsioni degli insegnanti contro i loro figli. Se si tratta di creare un caso nazionale, allora creiamo un caso nazionale!».
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