venerdì 1 aprile 2016
​Il cardinale Schönborn ha aperto il Congresso europeo della misericordia: «Noi in Europa invece di accogliere una parte della miseria dei poveri, alziamo cortine di ferro».
Schonborn apre il Congresso europeo della misericordia
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«Indurendo i cuori anche i pastori possono diventare lupi e i cardinali diavoli». Aprendo giovedì pomeriggio a Roma, nella basilica di Santa Andrea della Valle, il Congresso apostolico europeo della Misericordia, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna ha usato le eloquenti parole di santa Caterina da Siena, pronunciate a Roma, per spiegare in cosa consiste l’indurimento del cuore, che è «contrario e l’opposto della misericordia». E proprio a partire da questa considerazione Schönborn, come presidente del World Apostolic Congress on Mercy ha voluto articolare la sua meditazione. «C’è una parola che in greco definisce un organo morto, che soffre dell’indurimento, incallito, è porosis – ha spiegato – e avere un cuore indurito significa distacco da Dio e perdita di sensibilità nei confronti del prossimo, perdita dell’umanità, in una parola è paganesimo segnato dall’insensibilità verso la sofferenza degli altri. Noi in Europa viviamo una situazione di questo tipo – ha aggiunto il cardinale di Vienna – invece di accogliere una parte della miseria dei poveri, facciamo delle cortine di ferro». E la minaccia dell’indurimento del cuore, non riguarda solo la politica e la società, «anche noi sacerdoti ne siamo minacciati». Schönborn, appena ritornato dalla visita nel Kurdistan iracheno si è soffermato, anche a margine della sua meditazione, sulla questione dei rifugiati raccontando il viaggio nei sei campi profughi della regione dove si trovano anche centomila cristiani in fuga dal Daesh. E partendo dalla parabola dei vignaioli omicidi ha detto: «Che cosa ci vuol dire Gesù con questa parabola? Ci ha invitato alla vendetta? Questo – ha ripreso nella sua meditazione – sarebbe il contrario del Discorso della montagna. Gesù qui spiega quella che è logica del mondo». «Io mi spaventai – ha aggiunto – quando l’allora presidente americano Bush subito dopo l’attacco alle torri gemelle disse come prima cosa la parola 'vendetta', guerra assoluta al terrorismo. Mi aspettavo che lui, che si proclama cristiano, dicesse: 'Noi abbiamo bisogno di pentimento, noi dobbiamo convertirci'. Che cosa ha fatto quindi il mondo? Guerra in Iraq, guerra in Afghanistan, e oggi abbiamo tutte le conseguenze di queste tragiche, inutili guerre. I profughi cristiani che ho visitato ieri sono la conseguenza della reazione all’11 settembre. Dio – ha spiegato ancora – non voleva vincere la nostra mancanza di misericordia se non con un eccesso della Sua. Alla nostra mancanza di misericordia ha risposto con un di più di misericordia, non con un meno». Di questa parabola dei vignaioli, nell’esegesi del cardinale teologo, Gesù stesso ne ha dato l’interpretazione giusta, non con le parole ma con il suo agire, perché la sua risposta alla loro violenza è stata il dono della sua vita. Loro hanno ucciso il Figlio e il Figlio si è lasciato uccidere per perdonare il loro peccato. L’arcivescovo di Vienna ha poi spiegato che senza la verità e il pentimento non può esserci misericordia: «La verità è il terreno di atterraggio della misericordia, se non c’è verità sulle nostre situazioni, Dio non può donarci la sua misericordia». Il cardinale ha quindi concluso con una citazione di San Massimo il confessore: 'Nulla può commuovere tanto profondamente il cuore dell’uomo e la sua volontà che la vista dell’abbassamento che Dio fa di se stesso'. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito: la misericordia di Dio non è la conseguenza del nostro buon agire, come se fosse una ricompensa, è la causa della nostra conversione. Anche la conversione in extremis del ladrone è avvenuta per l’eccesso di misericordia di Dio. Se Dio quindi causa la nostra conversione, apre il nostro cuore indurito, come noi possiamo non essere misericordiosi gli uni verso gli altri?». Alla conferenza del cardinale Schönborn, sono seguite preghiere e testimonianze dalla Lituania, dalla Repubblica Ceca e dalla Romania e un intervento di padre Joseph Jost vice-postulatore della causa di canonizzazione di Robert Schumann che ha evidenziato come il beato, che ha vissuto il dramma della divisione del continente, sia stato un grande promotore dell’integrazione europea, come progetto di pace e quindi anche di misericordia. «Aspettiamo ora con fiducia anche l’Esortazione apostolica del Papa – ha detto infine a margine del Congresso, Schönborn che l’8 aprile sarà tra i relatori della presentazione dell’Esortazione post-sinodale Amoris laetitia – È dovere della comunità cristiana prendersi cura dei cristiani in tutte le situazioni di difficoltà in cui si trovano». Il Congresso apostolico europeo della misericordia, che terminerà il 4 aprile, vivrà il suo momento centrale domani sera quando si unirà ai partecipanti al Giubileo della spiritualità della Divina Misericordia nella Veglia guidata dal Papa.
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