giovedì 22 gennaio 2015
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Alessandra e Uberto hanno tre figli. Paolo e Laura, quattro. Giuseppe e Raffaella sono arrivati a quota dieci. Con altri 17mila 'colleghi genitori' fanno parte dell’Associazione famiglie numerose (Afn). Lo scorso 27 dicembre il Papa li ha salutati dicendo: «Grazie, perché siete scuola di solidarietà e condivisione». Per questo, quando lunedì sera hanno sentito la frase di Francesco a proposito dell’inopportunità di imitare la fecondità dei conigli, non hanno avuto dubbi sul senso della battuta. Perché, proprio come ha spiegato il Papa, i loro figli sono stati desiderati e accolti. Con gioia responsabilità. Certo, la responsabilità va esercitata in senso globale. Sia nel desiderare, sognare, una famiglia allargata, sia – riferiscono Alessandra Benvenuti e Uberto Frondoni, 3 figli, lei direttrice del consultorio Ucipem di Pisa – nel contenerne il numero quando le condizioni fisiche, economiche o sociali suggeriscono questa scelta. Parliamo sempre di persone, non di oggetti. Persone che sono allo stesso tempo dono e mistero. Certo, oggi è così difficile raccontarlo ai giovani». Spesso Alessandra si confronta con fidanzati giovani e meno giovani che, pur intuendo la bontà dell’obiettivo, fanno tanta fatica a passare dal progetto alla realizzazione. «La crisi, i problemi economici ci sono. Ma c’è anche dell’altro. C’è la pretesa di controllare tutto, di appianare fin all’inizio ogni difficoltà». E poi c’è quella che il Papa chiama «colonizzazione culturale», soprattutto quelle teorie del gender a cui i giovani risultano tanto permeabili. «Sì, sono slogan che hanno facile presa, almeno nell’immediato, ma poi i giovani si accorgono dell’inganno e riconoscono il vero dal falso». Ma per riuscirci hanno la necessità di trovare adulti capaci e disposti ad accompagnarli. E questo non sempre è agevole. «Per rilanciare il senso autentico della procreazione responsabile – osservando ancora Alessandra e Uberto – è necessaria una visione  allargata dell’antropologia cristiana che sappia raccontare il senso autentico dell’uomo, il valore della sessualità». Paolo Puglisi e Laura Forte, lui segretario generale Afn, hanno quattro figli e una certezza: «Abbiamo sempre sentito l’invito alla procreazione responsabile da parte della Chiesa come un richiamo alla saggezza». Loro non hanno mai avuto paura di aprirsi a quell’idea di bellezza profondamente connessa al mistero della vita nascente. «Quando i nostri coetanei trentenni erano impegnati a programmare le uscite del sabato sera, noi avevamo già tre figli. Poi è arrivata la quarta. Ma sentivamo di avere ancora energie e possibilità, e ci siamo aperti anche all’affido ». Spesso, quando Laura in compagnia della sua allegra tribù, incontrava le amiche, il commento più benevolo era: «Sarai martire dei tuoi figli ». Difficile comprendere scelte che parlavano – e parlano tuttora – di sacrifici e sobrietà. L’altro giorno, quando si è aperto il dibattito intorno alle parole del Papa, Marco, 25 anni, il figlio più grande, ha chiesto: «Ma come si fa a decidere quanti figli fare?». E ai genitori che chiedevano a lui di esprimere un’opinione, il ragazzo ha risposto: «Ma, credo quattro, come noi. Mi sembra una scelta responsabile». A dimostrazione di quanto l’esempio, più di tante parole, sia fondamentale per costruire valori e opinioni. Sull’opportuna del richiamo del Papa alla procreazione responsabile concordano al mille per mille anche Raffaella e Giuseppe Butturini, dieci figli, di cui una già in Cielo, e otto nipotini. Lui è il presidente nazionale Afn: «La volontà di una coppia di aprirsi con generosità alla vita – ribadiscono – dev’essere sempre illuminata dalla coscienza e dalla consapevolezza di ciò che comporta quella scelta. Il Papa, con quella frase, ha inteso uscire da ogni forma moralistica. Ma per dirci comunque che vita è una cosa seria. Francesco segue la linea di Ignazio: fai tutto quello che dipende da te, ma nella certezza che il Signore è con te. Del resto la vita cristiana, anche in famiglia, è questa: libertà e obbedienza. E quindi anche le scelte legate alla procreazione devono essere scelte di libertà e, insieme, di responsabilità per amore». 
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