sabato 19 aprile 2014
Timori di strumentalizzazione da parte delle cosche. Intervento della prefettura.
I vescovi: legalità, via per una Calabria libera (10 aprile)
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A Sant'Onofrio arriverà il vescovo, oggi, a presiedere la Messa di Pasqua. Ma la tradizionale Affruntata, per quest'anno, non si farà né nel paese della provincia di Vibo Valentia né nella vicina Stefanaconi. Troppo alto, per le autorità civili, il rischio di infiltrazioni mafiose. Nonostante una serie di accorgimenti presi non si è riusciti a trovare un accordo con le autorità. Dalla prefettura è stata confermata la decisione presa ventiquattro ore prima, nel corso di una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica: per evitare la presenza di personaggi vicini ai clan è stato disposto un intervento esterno con le forze dell'ordine. Ma la gente dei due paesi, a questo punto, si è rifiutata: meglio non farla, l'Affruntata. Già i riti del venerdì santo, con la presenza di forze dell'ordine in divisa e in borghese, si sono svolti in un'atmosfera surreale. Da qui l'appello del vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, che aveva dato rassicurazioni, ieri pomeriggio, sulla scelta delle persone alle quali affidare i compiti più delicati, quelli, cioè che fanno gola alle cosche,che secondo quanto riferiscono i pentiti usano queste occasioni anche per fare affiliati. Ma la prefettura ha preferito andare avanti con la sua linea e, quindi, le processioni sono state annullate. Non è una novità che l'antichissimo rito organizzato in molti paesi della Calabria per il giorno di Pasqua sia al centro dell'attenzione della 'ndrangheta. Già nel 2010 e sempre a Sant'Onofrio, il vescovo Renzo fu costretto ad intervenire rinviando e presidiando personalmente la processione, dopo che alcuni colpi d'arma da fuoco erano stati esplosi contro il portone della casa nella quale vive il priore della confraternita del Santissimo Rosario. I vescovi calabresi hanno lanciato in diverse circostanze un duro monito contro le incrostazioni mafiose che macchiano la religiosità popolare. E proprio nell'ultima sessione della Conferenza episcopale calabra, che si è tenuta all'inizio di aprile, è stato disposto che negli Istituti teologici della regione venga introdotto per i seminaristi un corso che spieghi come operare in contesti ad alta densità di 'ndrangheta. Per contrastare la logica mafiosa, sottolineavano i vescovi in un documento conclusivo dell'assemblea, è stata sottolineata “l'inderogabile importanza di un cammino educativo” che, hanno sottolineato, deve coinvolgere tutti e deve essere “incentrato sulla frontiera della legalità”. Un percorso di formazione che viene considerato “indispensabile per una crescita autenticamente umana, oltre che civile e sociale della nostra terra e della vera libertà”.
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