giovedì 13 novembre 2014
L'arcivescovo​ Ghizzoni sugli orientamenti emersi all'Assembla Cei di Assisi: verso una formazione permanente e forme di vita comunitaria.
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La formazione dei sacerdoti cambia stile e rotta. Da necessità concentrata soprattutto negli anni del Seminario e in quelli del primo ministero a realtà che accompagna tutta la vita dei presbiteri. L’assemblea generale straordinaria della Cei, che si conclude questa mattina ad Assisi, sta sottolineando questo mutamento di prospettiva. E Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna- Cervia e già vicedirettore del Centro nazionale vocazioni, conferma: «È in atto un proficuo lavoro sull’alba del sacerdozio. Per le altre età, invece, c’è ancora molto da fare».  Idee e proposte non mancano. Intanto si parte dall’esistente. «In quasi tutte le diocesi – afferma Ghizzoni – ci sono già percorsi di accompagnamento dei preti giovani. Si tratta per lo più di incontri periodici, spesso alla presenza del vescovo o comunque dell’incaricato diocesano per i giovani preti, in cui si mettono in comune le esperienze, le situazioni, le difficoltà, i problemi, non per fare formazione teorica, ma per avviare un dialogo e un approfondimento sulla reale vita pastorale». Questo modello, ora, chiede di essere applicato, con le opportune modifiche, anche alle altre fasce di età sacerdotale. «Alcune diocesi – ricorda l’arcivescovo di Ravenna-Cervia – hanno costruito percorsi di formazione permanente strutturata (Padova e Milano ad esempio), molte si affidano a incontri periodici, esercizi spirituali, giornate di aggiornamento o riunioni zonali più ristrette». Soprattutto, però, aggiunge Ghizzoni, «bisognerà lavorare per far crescere la disponibilità dei soggetti a mettersi in stato di formazione e bisognerà trovare strumenti e persone perché questi incontri siano meno teorici e più incentrati sul vissuto concreto dei sacerdoti». Nella vita di un presbitero, infatti, possono presentarsi momenti più difficili degli altri. Ad esempio l’ingresso nel ministero. «Uscendo dal Seminario, dove vieni accompagnato e curato in tutti gli aspetti – spiega il presule – spesso ci si trova immersi in una realtà pastorale molto esigente, che chiede un super impegno e un ribaltamento dell’ordine della vita. E questo può creare un disorientamento». Altra fase delicata l’assunzione dei primi compiti importanti. «Può accadere – ricorda monsignor Ghizzoni – che gli adempimenti burocratici molto pesanti portino via tempo e spazio all’annuncio del Vangelo, alla liturgia, alla formazione delle persone. In questi casi, dunque, c’è bisogno di sostegno». La formazione permanente dovrebbe servire anche ad affrontare simili situazioni. Così come è utile sperimentare forme di vita comune tra i sacerdoti. «Anche se abbiamo una tradizione che va in senso opposto – sottolinea l’arcivescovo di Ravenna-Cervia – tra i preti delle ultime due generazioni si sta diffondendo l’idea che il ministero dovrebbe essere condiviso e non più esercitato da soli. Stanno sorgendo esempi di comunità presbiterali, forme di coabitazione o di collaborazione molto intensa nel ministero e nella preghiera. E ritengo che si dovrebbe andare sempre più in questa direzione». Forme di vita comune, precisa tuttavia Ghizzoni, «non significa imitare i religiosi, ma pensare momenti di condivisione che permettano in qualche modo di camminare insieme. Ad esempio le unità pastorali, dove due o tre piccole parrocchie vengono unite e alcuni preti le servono insieme. Ma poiché alla vita comune non tutti sono preparati, bisogna che ci si cominci a formare a questo modello fin dal seminario». Infine, rispondendo a una precisa domanda, l’arcivescovo ha ricordato che le scienze umane (e in particolare la psicologia) già vengono utilizzate sia nel periodo propedeutico all’ingresso in seminario («ai fini di valutare eventuali immaturità »), sia – e in varie forme – negli anni del percorso che portano al sacerdozio. Allo stesso modo, conclude Ghizzoni, «si potrebbe prevedere il loro utilizzo nelle riunioni periodiche dei sacerdoti, per aiutarli a risolvere problemi pastorali o personali».
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