venerdì 9 gennaio 2015
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Sono un uomo e un prete di periferia, che cerca di tramutare le spade in aratri. E non mi piace partecipare a polemiche come quelle che hanno contrapposto Vittorio Messori e Leonardo Boff, ma desidero dire il mio pensiero. Con l’associazione 'La Tenda di Cristo' da molti anni – ormai quasi trenta – abbiamo messo in gioco la nostra vita, sedendoci accanto ai poveri, nel vissuto delle emarginazioni distruttive, in Italia e in altri Paesi (Brasile e Messico), in ascolto delle loro sofferenze, delle loro lotte, delle loro delusioni, in attesa e in cammino per riconciliarci e per ritrovare spazi di speranza e di misericordia. Amo citare e riflettere su Isaia 61,1-2: «Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore».  Noi, uomini e donne 'di periferia', laici, religiosi e religiose, fin dall’inizio abbiamo scelto, nel carisma offerto dallo Spirito Santo, di situarci nella Chiesa come semplice e umile lievito, per accendere la speranza e per porgere la medicina di Dio ai bisognosi. La linea che papa Francesco ha scelto nel suo ministero, e la sterzata che ci propone e indica, favorisce aperture per una Chiesa che si lasci invadere dai bisogni di misericordia e sia pronta a un forte abbraccio al mondo 'lontano'. Tutto questo ci incoraggia a servire i poveri in maniera pura, senza altro interesse e guadagno che questo. Papa Francesco, è davvero dono dello Spirito.  Anche Cristo era scomodo per coloro che si erano adagiati nei salotti e tra gli incensi del suo tempo… I poveri hanno sete e fame di Dio, dell’Assoluto. Il nostro 'rifornimento' di energie spirituali e morali, per essere adeguati al servire, al lavare i piedi degli ultimi, lo troviamo ogni giorno se ci lasciamo ammaestrare da Dio. Per questo la svolta che ci chiede il Papa ci piace, la facciamo nostra con certezza e nella nostra piccolezza.  Cambiare prospettiva non è indolore, ma è necessario. Già papa Giovanni XXIII chiamava la Chiesa ad aprire una finestra sul mondo, affinché entrasse una boccata d’aria buona… E convocò per questo il Concilio Vaticano II. Il rinnovamento fa parte della storia, di ogni realtà, di ogni persona. Rinnovarsi significa mettere gratuitamente e consapevolmente in gioco la moneta della propria vita, intrisa dell’amore, forza irrompente e creativa. Non è possibile misurare la forza dello Spirito con il metro da muratore. Non è giusto ridurre l’amore di Dio a una prudenza così prudente da cancellare le orme dello Spirito, producendo nella Chiesa una chiusura e un appiattimento che la rendono statuaria e amorfa.  Le periferie umane grondano sangue, il sangue di coloro che non vengono accettati per ciò che sono, di coloro che non sono rispettati, di coloro che non sono accolti, di coloro che non sono e non si sentono amati. Le periferie sono segnate dal dolore innocente dei miti, di coloro che sono resi 'miti' da un potere che soffoca la persona e la crocifigge... Le periferie-popolo di Dio, gli amici della speranza, gli uomini e le donne della 'Tenda di Cristo' camminano con il Papa e pregano per Francesco, padre dei poveri.   *Padre camilliano, fondatore della Associazione 'La Tenda di Cristo' © RIPRODUZIONE RISERVATA
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