mercoledì 28 settembre 2016
L’elezione del preposito generale si svolgerà come di solito senza candidati e tempi fissati. Da domenica la 36ª Congregazione generale. Il superiore uscente ha deciso di dimettersi in vista del compimento degli 80 anni.
Nicolás lascia, i Gesuiti scelgono la nuova guida
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Domenica prossima quando papa Francesco sarà in Azerbaigian comincerà la 36ª Congregazione generale dei gesuiti. I 212 seguaci di sant’Ignazio avranno come primo compito quello di eleggere il 31° preposito generale in sostituzione dell’uscente padre Adolfo Nicolás, che in vista del compimento degli 80 anni, ha annunciato l’intenzione di dimettersi. Il singolare processo di scelta del nuovo generale è stata illustrato ieri da padre Orlando Torres, direttore del Collegio internazionale del Gesù a Roma, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella nuova aula della Curia generalizia di Roma, dove si svolgeranno i lavori della Congregazione.

Presenti anche i padri Antonio Moreno, provinciale delle Filippine, Patrick Mulemi, portavoce della Curia generalizia, e Federico Lombardi, assistente ad providentiam del superiore generale, e già direttore generale della Radio Vaticana e presidente del Cda della Fondazione Ratzinger-Benedetto XVI. Nel processo elettorale infatti non esistono candidature, così come non è fissata una data di chiusura dei lavori della Congregazione. In primis comunque dovranno essere formalmente accettare le dimissioni di Nicolás (la carica di preposito generale è infatti a vita).

Poi, dopo aver studiato il rapporto sulla Compagnia preparato nell’ultimo anno e averne pubblicamente dibattuto, ciascun elettore è autorizzato a chiedere a un altro chi crede possa avere i requisiti adatti ad affrontare le sfide che attendono la Compagnia. Il confronto però può essere a tu per tu, non può avvenire in gruppo. E inoltre nessuno può avanzare formalmente alcuna candidatura. Violazioni di queste procedure vengono esaminate da una apposita commissione de ambitu creata allo scopo di punire appunto eventuali “ambizioni” manifestate da un “aspirante” generale (commissione – ha sottolineato padre Torres – che comunque nelle ultime Congregazioni è rimasta inoperosa). 

 Esauriti quattro giorni di cosiddette murmurationes, gli elettori ascoltano una esortazione di circa un quarto d’ora, per poi raccogliersi in preghiera per altri 45 minuti. Per l’elezione è necessaria la maggioranza degli elettori – il 50% più uno –, e cioè 107 voti. Il nome dell’eletto verrà reso pubblico solo dopo che ne sia stato informato il Papa. «Tutto è stabilito – ha spiegato Torres – nel libretto della “Formula della congregazione generale”». «Tutto – ha aggiunto – tranne ciò che deciderà lo Spirito Santo». 

Può essere eletto generale qualsiasi gesuita “pro- fesso”, cioè che abbia pronunciato tutti e quattro i voti. Quindi non possono essere eletti i “fratelli coadiutori” (sei di loro parteciperanno alle votazioni) detti anche “fratelli laici”, perché non hanno pronunciato tutti e quattro i voti. In teoria invece potrebbe essere eletto anche un gesuita che non partecipi alla Congregazione, anche se sembra abbastanza difficile. «Che io sappia – ha ricordato padre Torres – è sempre stato eletto uno che era dentro la Congregazione ». Il nuovo generale inoltre non può essere né vescovo né cardinale. «È un fatto ovvio – ha commentato padre Lombardi a proposito della non elezione di un gesuita che non sia presente alla Congregazione – se nelle “mormorazioni” sto pensando a una persona, vado da lui, gli parlo per conoscerlo bene, sento bisogno anche di un rapporto personale, è naturale che sia una persona presente, con cui si entra in dialogo».

Rispondendo alle domande dei cronisti padre Lombardi ha anche detto di ritenere che il nuovo generale parlerà col Pontefice della Radio Vaticana, «affidata 85 anni fa dal Papa ai gesuiti perché la conducessero». «Come sappiamo – ha proseguito – con la riforma la Radio Vaticana come istituzione scompare nella sua individualità, la situazione è profondamente cambiata, e ci aspettiamo che il nuovo generale parlerà con il Papa per sapere se vuole dire qualcosa alla Compagnia su questo tema, o se la missione è terminata».

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