martedì 2 febbraio 2016
​Papa Francesco nella Basilica di San Pietro alle centinaia di religiosi: la vocazione è «un incontro che cambia la vita».
Il messaggio della Cei per la Giornata per la vita Consacrata: siate il volto dell'amore di Dio
«Consacrati condividano le ferite dell'uomo»
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«Gesù è il volto della Misericordia del Padre. È questa l’icona che il Vangelo ci offre al termine dell’Anno della Vita Consacrata, un anno vissuto con tanto entusiasmo. Esso, come un fiume, ora confluisce nel mare della misericordia, in questo immenso mistero di amore che stiamo sperimentando con il Giubileo straordinario». Papa Francesco apre così la sua omelia nella XX Giornata per la vita consacrata, a conclusione dell'anno per la vita consacrata. La cui universalità si può vedere nei volti dei religiosi e delle religiosi che partecipano alla Messa: la celebrazione si era aperta con la benedizione delle candele e la processione fino all'altare centrale della Basilica. Guarda il video dell'omelia di Papa Francesco

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In sintesi, le tre parole scelte da Papa Francesco che richiamano a tre pilastri della vita consacrata: incontro, stupore e gratitudine.

Incontro: la vocazione prende le mosse da una Grazia del Signore «I consacrati e le consacrate sono chiamati innanzitutto ad essere uomini e donne dell’incontro. La vocazione, infatti, non prende le mosse da un nostro progetto pensato “a tavolino”, ma da una grazia del Signore che ci raggiunge, attraverso un incontro che cambia la vita. Chi incontra davvero Gesù non può rimanere uguale a prima. Egli è la novità che fa nuove tutte le cose». «I consacrati e le consacrate sono chiamati a essere segno concreto e profetico di questa vicinanza di Dio, di questa condivisione con la condizione di fragilità, di peccato e di ferite dell'uomo del nostro tempo».

Stupore: nel cuore sana inquietudine per il Signore "E anche noi, come cristiani e come persone consacrate, siamo custodi dello stupore. Uno stupore che chiede di essere sempre rinnovato; guai all’abitudine nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina astratta: i carismi dei fondatori – come ho detto altre volte – non sono da sigillare in bottiglia, non sono pezzi da museo". "I nostri fondatori sono stati mossi dallo Spirito e non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con la vita quotidiana, con i problemi della gente, percorrendo con coraggio le periferie geografiche ed esistenziali. Non si sono fermati davanti agli ostacoli e alle incomprensioni degli altri, perché hanno mantenuto nel cuore lo stupore per l’incontro con Cristo. Non hanno addomesticato la grazia del Vangelo; hanno avuto sempre nel cuore una sana inquietudine per il Signore, un desiderio struggente di portarlo agli altri, come hanno fatto Maria e Giuseppe nel tempio. Anche noi siamo chiamati oggi a compiere scelte profetiche e coraggiose".

Gratitudine: per l’incontro con Gesù e per il dono della vocazione "Com’è bello quando incontriamo il volto felice di persone consacrate, magari già avanti negli anni come Simeone o Anna, contente e piene di gratitudine per la propria vocazione. Questa è una parola che può sintetizzare tutto quello che abbiamo vissuto in questo Anno della Vita Consacrata: gratitudine per il dono dello Spirito Santo, che sempre anima la Chiesa attraverso i diversi carismi.

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