martedì 5 aprile 2016
Il superiore generale della Fraternità San Pio X ricevuto in Casa Santa Marta venerdì 1°aprile. Il colloquio definito «cordiale» dalla Comunità lefevbriana.
Lefebvriani, Francesco ha incontrato Fellay
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Il Papa ha incontrato la settimana scorsa monsignor Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X. Un incontro definito «cordiale» dagli stessi lefebvriani e confermato ieri dalla Sala Stampa vaticana, senza l’aggiunta di ulteriori commenti. A quanto si è appreso Francesco ha visto Fellay nel pomeriggio di venerdì 1° aprile a Casa Santa Marta. Un segnale che incoraggia un cauto ottimismo sul progressivo riavvicinamento tra la Chiesa cattolica e la comunità fondata a suo tempo da monsignor Marcel Lefebvre, il quale era incorso nella scomunica latae sententiae per aver ordinato nel 1988 quattro vescovi senza mandato papale.  Le scomuniche ai quattro vescovi (il fondatore era scomparso nel 1991) erano poi state rimesse da Benedetto XVI all’inizio del 2009. E da allora sono continuati i contatti, anche tramite la Commissione Ecclesia Dei, costituita all’indomani della scomunica da Giovanni Paolo II e incaricata del dialogo con la Fraternità. L’incontro di venerdì scorso non è stato il primo tra Fellay e papa Bergoglio. Il 13 dicembre 2013 c’era stato un breve saluto, sempre a Casa Santa Marta, e precisamente nel refettorio, dove era stato Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, a presentare Fellay al Pontefice. Cordiale, come già ricordato, anche la seconda occasione, quella della scorsa settimana. Come sottolinea la Casa generalizia della Fraternità San Pio X, l’incontro si è tenuto presso Santa Marta venerdì 1° aprile alle 17. Un incontro definito «privato e informale», che «è durato 40 minuti e si è svolto in un clima cordiale». «Dopo l’incontro – aggiungono i lefebvriani –, è stato deciso che gli scambi in corso continueranno ». Il comunicato ricorda inoltre che «non è stata affrontata direttamente la questione dello status canonico della Fraternità. Papa Francesco e il vescovo Fellay – si fa notare – ritengono necessario continuare questi scambi, senza decisioni precipitose». La Curia generalizia della Fraternità informa infine che il giorno successivo, sabato 2 aprile, il vescovo Fellay ha incontrato monsignor Pozzo. Dopo la remissione delle scomuniche, in effetti, tra i principali nodi da svolgere vi sono proprio la questione dello status e quella dell’accettazione del Concilio Vaticano II. Quanto alla prima, la “soluzione canonica” che secondo alcuni la Santa Sede avrebbe proposto alla Fraternità San Pio X sarebbe quella della prelatura personale internazionale, ma solo a determinate condizioni, cioè con l’accettazione, da parte della Fraternità, del documento dottrinario redatto a seguito dei colloqui che si erano tenuti nei mesi precedenti. In pratica con l’accettazione del Concilio. Accettazione che finora continua a mancare, come anche le dichiarazioni di ieri sembrano confermare.  Ad ogni modo, anche Francesco, come Benedetto XVI, continua nella politica della mano tesa, come si è visto anche e soprattutto nella lettera di indizione del Giubileo, nella quale il Papa scrive: «Per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della misericordia si accosteranno per celebrare il sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati». Del resto lo stesso Fellay, in un’intervista pubblicata sul sito ufficiale della Fraternità, pur ribadendo che non si può accettare tutto il Concilio, riconosce che «il Papa è molto umano» e gli dà atto di «una certa benevolenza» nei loro confronti. Non mancano nelle parole del superiore della Fraternità gli accenti critici. «Certamente – afferma – dietro a tutto ciò c’è la Divina Provvidenza. La Divina Provvidenza che – aggiunge – opera per mettere dei buoni pensieri in un Papa che, su molti punti, ci spaventa enormemente, e non solamente noi; si può dire che tutti quelli che sono più o meno conservatori nella Chiesa sono sbigottiti da ciò che succede, da ciò che dice». Tuttavia, prosegue Fellay, «e, malgrado ciò, la Divina Provvidenza si adopera per farci passare attraverso questi scogli in un modo molto sorprendente. Molto sorprendente, perché è chiaro che papa Francesco vuole lasciarci vivere e sopravvivere. Ha perfino detto, a chi lo vuole sentire, che non farebbe mai del male alla Fraternità. Ha anche detto che noi siamo cattolici. Ha rifiutato di condannarci per scisma, dicendo: “non sono scismatici, sono cattolici”, anche se dopo ha usato un termine un po’ enigmatico, cioè che noi siamo in cammino verso la piena comunione » (in particolare è l’aggettivo piena a suscitare problemi, secondo Fellay, ndr). Un cammino che comunque, al di là di qualche asprezza retorica, sembra proseguire.
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