mercoledì 7 ottobre 2015
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Un focus ci voleva. Così è parso al Papa. Ma il nuovo breve intervento di Francesco che aveva dato il via ieri alla seconda giornata di lavori sinodali è sembrato non solo più che opportuno. Prima degli interventi in aula di settantadue padri, Francesco ha preso con spontaneità la parola dando alcune precisazioni di ordine metodologico per il procedimento dei lavori, che è opportuno non archiviare. Il Papa ha anche ricordato che i documenti da ritenersi ufficiali e quindi di riferimento del Sinodo dello scorso anno sono tre: i suoi due discorsi, quello iniziale e quello finale, e la «Relatio synodi». Ha poi ribadito che la dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata ma ha messo in guardia dal dare l'impressione che l'unico problema del Sinodo sia quello della comunione ai divorziati risposati. Ha infine invitato i padri sinodali a non ridurre gli orizzonti del Sinodo. Puntualizzazioni che sono insieme metodologiche e di sostanza. Non ridurre, non chiudere gli orizzonti non è che il punto centrale. Non solo perché si è solo all'inizio, ma perché gli orizzonti del Sinodo, come più volte ripreso, non sono quelli di affermare i propri convincimenti, i principi irremovibili e le proprie strategie, e alla fine non sono neppure i piani pastorali che si possono mettere a punto se non lasciano aperte le porte all'azione di Dio. Punto che è stato rimesso in luce dal Papa proprio nella Messa mattutina di ieri a Santa Marta prendendo ispirazione dal profeta Giona. Egli è stato un maestro nel chiudere gli orizzonti di Dio, anzi, un campione di testardaggine. «Giona aveva le sue idee, e non c'era nessuno – neppure Dio! – che gliele facesse cambiare». Non è la prima volta che Papa Francesco prende come esempio di testardaggine e di resistenza all'azione dello Spirito Santo la figura biblica di Giona. Questi si rivolge al Signore, come a dire: «Io ho fatto tutto il lavoro di predicare, io ho fatto il mio mestiere bene, e tu li perdoni?». Il suo cuore, ha fatto notare Francesco, ha «quella durezza che non lascia entrare la misericordia di Dio: è più importante la mia predica, sono più importanti i miei pensieri, è più importante tutto quell'elenco di comandamenti che devo fare osservare – tutto, tutto, tutto – che la misericordia di Dio. Così quando il Signore lo mandò a predicare per la conversione di Ninive, lui se ne andò dalla parte opposta». Poi ecco «il naufragio e tutta quella storia che noi sappiamo». E «questo dramma – ha affermato Papa Francesco – lo ha vissuto anche Gesù con i dottori della legge che non capivano e non accettavano il fatto che lui non lasciò lapidare quella donna adultera». Il punto è che «non capivano la misericordia» chiudendo l'orizzonte di Dio. Dunque, ha rilanciato il Papa, «dove c'è il Signore, c'è la misericordia». E «sant'Ambrogio aggiungeva: "W dove c'è la rigidità ci sono i suoi ministri"». Ma non occorre essere degli strateghi della comunicazione per capire che dietro queste sottolineature si vuole evidenziare anche un altro atteggiamento: quello di chi non vuole lasciarsi mettere in discussione per continuare tutto come prima. La resistenza allo Spirito Santo non viene solo dall'ideologia rigorista, ma anche da chi non vuole lasciarsi muovere per lasciare tutto com'è e restare nella facile comodità. E quelli della comodità sono una consorteria molto più vasta.
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