giovedì 22 settembre 2011
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Il cardinale Walter Brandmüller è l’illustre storico della Chiesa che Benedetto XVI ha insignito della porpora lo scorso anno. È uno dei quattro eminentissimi germanofoni – l’unico bavarese – che fanno parte del seguito che accompagna il Papa nella visita pastorale in patria. Avvenire lo ha intervistato alla vigilia del viaggio.Eminenza, Benedetto XVI si appresta a partire per la terza volta la Germania e nel circo massmediatico non sembra esserci la predisposizione per una accoglienza benevola. Anzi. Basti vedere la copertina dell’ultimo Spiegel, ma non solo.Come è già successo in passato anche questo viaggio di Benedetto XVI è in un certo senso doppio. C’è quello reale, infatti, ma anche quello raccontato dai media. E spesso non coincidono. Così sappiamo che in moltissimi si sono prenotati per poter incontrare il Papa: a Berlino, a Erfurt, a Friburgo. Mentre la stampa continua nel suo atteggiamento ipercritico, insensibile a questi sentimenti popolari. A dire il vero non tutta la stampa. Infatti il grande Palazzo a Berlino della casa editrice Springer, quella che edita il quotidiano più diffuso, accoglie Benedetto XVI ricoprendosi con una gigantesca riproduzione della celebre prima pagina della Bild in occasione dell’elezione di papa Ratzinger. E dove c’era scritto: Wir sind papst, Noi siamo Papa.Il Papa sarà per la prima volta a Berlino, una città difficile.Berlino è un crogiolo dei più contrastanti elementi culturali della modernità. Fin dall’800, si potrebbe dire, è stata la capitale dell’ateismo filosofico. Oggi, pur essendo estremamente secolarizzata, è la città più musulmana d’Europa. In questa situazione il Papa, ne sono certo, troverà le parole giuste per annunciare il Vangelo.C’è poi la tappa a Erfurt dove studiò Martin Lutero...Il Papa va lì prima di tutto per onorare i fedeli dell’Eichsfeld, «una piccola striscia di terra – come ha detto lui stesso – che, pur passando attraverso tutte le peripezie della storia è rimasta cattolica». C’è poi l’aspetto ecumenico. Riguardo il quale, tuttavia, non ci dobbiamo aspettare nulla di «sensazionale», come ha sempre detto il Papa. Il momento più importante sarà la preghiera comune per l’unità dei cristiani, per poter procedere avanti nel cammino sempre lungo e difficile del dialogo ecumenico col mondo protestante. Un cammino reso più accidentato per la deriva assunta dalle comunità riformate sulle questioni bioetiche più delicate. Anche se, mi fa piacere ricordarlo, c’è un’ala più "evangelica" di questo mondo che è molto credente. E tra costoro i grandi libri del Papa sono stati accolti con grande assenso.Ha fatto scalpore la notizia che non pochi parlamentari hanno annunciato che diserteranno il Bundestag.Sarebbe un gesto di estrema scortesia. Il Papa viene a parlare perché invitato. Non è intellettualmente onesto rifiutare a priori di ascoltare quello che dirà. Quando nel 1988 Giovanni Paolo II pronunciò un discorso all’Europarlamento, ci fu la contestazione, anche se verbalmente molto violenta, di un solo deputato, l’unionista nordirlandese Ian Paisley. Quando poi papa Wojtyla nel 2002 visitò il Parlamento italiano furono pochissimi i parlamentari che non parteciparono allo storico evento. Qualche comunista, alcune vetero-femministe e un repubblicano, se non ricordo male. Ma la stragrande maggioranza era lì e applaudì il Papa. C’erano anche gli ex comunisti, i socialisti, i verdi e anche il segretario generale di un partito che si chiamava Rifondazione comunista. Mi auguro proprio che i membri del Bundestag che hanno annunciato il loro forfait ci ripensino.Sulla stampa hanno fatto un certo rumore anche alcune dichiarazioni del presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo Robert Zollitsch, che sembravano auspicare un ripensamento riguardo alle norme sui divorziati risposati. Cosa pensa a riguardo?Segnalo che dopo quelle affermazioni sono intervenuti pubblicamente il cardinale di Colonia Joachim Meisner e il nunzio apostolico, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, i quali hanno ribadito la dottrina vincolante della Chiesa a riguardo, che è poi quella che Gesù ha trasmesso agli Apostoli secondo quanto scritto nei Vangeli. Quindi non possiamo aspettarci che il Papa cambi il Vangelo.A Friburgo il Papa incontrerà il Consiglio del comitato centrale dei cattolici tedeschi e, separatamente, anche «un gruppo i cattolici impegnati nella Chiesa e nella società». Come spiega questa doppio appuntamento con rappresentanti del mondo cattolico tedesco che si impegnano praticamente nello stesso campo?Credo voglia significare una cosa molto semplice e chiara. Che, cioè, il Comitato centrale non è e non può essere rappresentativo di tutto il multiforme mondo del laicato cattolico della Germania. Confesso di essere molto curioso di ascoltare i discorsi che il Papa pronuncerà in quelle due occasioni.Non si può negare tuttavia che la Chiesa in Germania, come anche in Austria e Svizzera, è percorsa al suo interno da sentimenti piuttosto negativi riguardo questioni non secondarie che riguardano soprattutto la morale e la disciplina ecclesiastica...È un fenomeno molto inquietante. Una propaganda di ormai quasi mezzo secolo, iniziata da persone come il reverendo Hans Kung, sta portando il suo amaro frutto. Si tratta della propaganda di idee che corrispondono al mainstream del pensiero mondano e che purtroppo hanno affascinato anche un gran numero di fedeli. Questa deriva venne denunciata in modo lucido e realmente profetico in un promemoria firmato nel 1968 dai due grandi storici della Chiesa Hubert Jedin e Konrad Repgen. Purtroppo, come registrò nelle sue memorie lo stesso Jedin, fu liquidato con sufficienza dal presidente dell’episcopato dell’epoca, il cardinale di Monaco Julius Doepfner.Vede segnali di speranza?Nonostante tutto ho grande speranza. Ci sono germogli promettenti nelle nuove generazioni. Visibili soprattutto nelle nuove leve di sacerdoti e seminaristi e nella gioventù. Speriamo che il Signore, anche grazie al viaggio del Papa, fortifichi e faccia fiorire questi germogli.
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