mercoledì 16 dicembre 2015
Olivelli è stato giustamente definito «il protettore dei più deboli»: «alpino, docente, militare, resistente, deportato, portò a tutti il suo aiuto e il suo affetto, perché credeva profondamente nella rivoluzione dell’amore». Il 10 gennaio si apriranno le celebrazioni per il Centenario della nascita (1916-2016) nella cattedrale di Vigevano.
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Teresio Olivelli, una breve esistenza di appena ventinove anni finita nell’orrore di un campo di concentramento tedesco. C’è anche questo giovane laico tra i candidati agli onori degli altari ieri dichiarati venerabili.

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Olivelli nasce a Bellagio (Como), ma presto la famiglia ritorna nei luoghi di origine, in provincia di Pavia, diocesi di Vigevano. Si inserisce nella sua parrocchia di Mortara e frequenta l’Azione cattolica. Dopo il liceo a Vigevano, si iscrive a giurisprudenza, all’università di Pavia. Allo studio e allo sport unisce l’attenzione ai poveri. Non vuole separare la sua fede dalla vita pubblica, per questo – narrano le sue biografie – «non esita ad inserirsi dentro le realtà umane, anche nel fascismo – e poi nella Resistenza – per essere testimone di un agire evangelicamente fecondo e portare il suo contributo di credente nella costruzione della società». Partecipa alla Guerra mondiale e parte per la drammatica campagna di Russia.

 

Tornato in patria si rifiuta di aderire alla Repubblica di Salò ed entra nella Resistenza cattolica fondando il giornale Il Ribelle. Perseguitato dai nazisti viene mandato nei lager di Fossoli, Bolzano, Flossenbürg ed Hersbruck dove diventa testimone della fede e della carità.

Muore sotto le percosse dei carcerieri il 17 gennaio 1945, una manciata di giorni prima della fine della guerra. 

«Nel pensiero e nell’azione del venerabile Teresio Olivelli c’è una costante attenzione ai deboli, agli ultimi, ai poveri», spiega il postulatore della causa monsignor Paolo Rizzi, ricordando come nel suo testamento scriveva: «i miei risparmi ai poveri di Pavia, Mortara, Tremezzo». Per il postulatore,  Olivelli è stato giustamente definito «il protettore dei più deboli», infatti «alpino, docente, militare, resistente, deportato, portò a tutti il suo aiuto e il suo affetto, perché credeva profondamente nella rivoluzione dell’amore». Con «il suo animo altruista» il nuovo venerabile «fu sempre dalla parte dei più sofferenti e indifesi e così ha pagato di persona l’irrevocabile scelta del dono totale di sé, fino alla morte accettata e offerta a imitazione di Gesù, il Martire divino».

Il vescovo di Vigevano, Maurizio Gervasoni, a nome dell’intera diocesi, ha espresso «grande gioia» e «viva riconoscenza» a papa Francesco per aver autorizzato il decreto sulle virtù eroiche di Olivelli. «In questi tempi, nei quali avvertiamo la necessità di apertura alle nuove povertà e alle “periferie” materiali ed esistenziali, – ha scritto il presule – ci appaiono davvero attuali le parole del venerabile Teresio Olivelli: “Non vogliamo essere eternamente rimorchiati, ma avanguardia.  Avanguardie consce del compito esplorativo che spetta al cristiano di tentare nuove vie”».

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