sabato 22 agosto 2015
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Partirà l’8 settembre da Czestochowa in Polonia, una data scelta in omaggio alla Madonna di Monte Berico di Vicenza, e ritornerà «con l’aiuto di Dio», al punto di partenza, a febbraio 2017, dopo aver percorso 12mila chilometri, e aver realizzato un sogno: collegare i tre luoghi simbolo della cristianità europea, ovvero Roma, Santiago de Compostela e – forse meno conosciuta, ma altrettanto significativa – la città di Trondheim, in Norvegia, nella cui Cattedrale è sepolto sant’Olav, re e martire, a cui si deve la cristianizzazione del Paese scandinavo. Lui è Francisco Sancho, spagnolo di nascita, vicentino per residenza. Si definisce «pellegrino per sempre», perché da quando ha cominciato a camminare sulle vie della fede, 17 anni fa, non si è più fermato. «A Roma voglio arrivare l’8 dicembre – dice –, quando papa Francesco aprirà il Giubileo della misericordia, per passare dalla Porta Santa, che nell’occasione verrà aperta. Poi, tre mesi a mezzo per arrivare a Santiago, quindi cinque mesi e mezzo per raggiungere la Norvegia e altri tre mesi e mezzo per tornare a Czestochowa». Sarà l’ultima impresa 'estrema', «è il corpo a chiedermelo», ma la sua esperienza servirà ad altri, perché l’obiettivo di Francisco è gestire un ostello per pellegrini, «per restituire quello che io ho ricevuto». 

Lunedì 31 agosto, alle 20.30, nella chiesa di Sant’Agostino a Vicenza, ci sarà la cerimonia di benedizione di inizio pellegrinaggio e consegna della credenziale, a cura dell’Ufficio diocesano pellegrinaggi. A tuffarsi nell’esperienza dei pellegrinaggi a piedi Francisco ha iniziato a 28 anni, nel 1998, «in un periodo della vita in cui non sapevo bene che cosa volevo. Mi è capitata in mano una guida di Santiago, ho comprato uno zaino e sono partito. Quel primo viaggio è stato per me una scoperta, non mi aspettavo un’emozione così grande». Da allora, ha percorso più di 35mila chilometri, di cui 7mila solo lo scorso anno, in nove settimane, la metà sotto la pioggia -–«d’altra parte, il cammino è metafora della vita» –, consumando tre paia di scarpe e scattando 7mila fotografie. Prima, c’erano stati la Via Francigena, il Cammino di San Francesco, il Cammino di Santiago con il tuffo “purificatore” nell’oceano a Finisterre (dove, per i pellegrini medievali, la terra finiva). Ma che cosa ha scoperto camminando? «Innanzitutto, l’essenzialità – risponde –, ma anche la condivisione: del tempo, dell’amicizia, della gioia e della tristezza. Mi sono reso conto che, più riuscivo a mettermi nel ritmo della natura, più ero sereno. Con la preghiera come compagna. Si dice che i pellegrini seguono un cammino in orizzontale, ma sempre con lo sguardo in verticale».
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