giovedì 1 settembre 2016
Il racconto dell'ingegnere miracolato. Domenica la canonizzazione di Madre Teresa in San Pietro.

L'INCONTRO Madre Teresa: un modello anche al Regina Coeli
«Ero in sala operatoria, guarito da Madre Teresa»
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Per gli Andrino, ormai, Madre Teresa è una di famiglia. «Fa parte della nostra vita e noi siamo parte della sua, formiamo un’unità», spiega Fernanda Rocha Andrino, che con il marito Marcilio Haddad Andrino ha partecipato nei giorni scorsi al Meeting di Rimini. In quell’occasione Marcilio ha ripercorso insieme con la moglie la propria vicenda di miracolato: la sua guarigione, inspiegabile dal punto di vista clinico, è stata determinante per la causa di canonizzazione di Madre Teresa.  Nato a Santos, in Brasile, nel 1973, l’ingegner Andrino ha iniziato a soffrire di violenti dolori alla testa nel 2006. Nell’ottobre del 2008 gli sono stati diagnosticati otto ascessi cerebrali, in conseguenza dei quali si è sviluppata una grave forma di idrocefalia. «Avevo una reliquia di Madre Teresa che mi aveva dato il parroco, prima che mi sposassi – ha raccontato Fernanda al Meeting –. La mettevo in testa a Marcilio, dove erano localizzati gli ascessi. Recitavo la preghiera di beatificazione e anche quanto mi veniva dal cuore. Non è stato facile, ma questo periodo mi ha arricchito molto, ha arricchito il nostro amore, la nostra fede. Oggi posso dire che ne è valsa la pena». «Il 9 dicembre 2008 – prosegue il marito – mi sono svegliato con un mal di testa insopportabile. Non riuscivo a parlare, ma ho chiesto di mia moglie e le ho detto: “Prega per me, perché mi sta scoppiando la testa”. Da quel momento molti medici sono venuti a visitarmi e hanno constatato che la situazione era molto compromessa. Qualche ora più tardi mi sono svegliato in sala operatoria, senza più mal di testa, mi sono guardato intorno e ho chiesto: “Che cosa ci faccio qui?”. Sentivo una grande pace dentro di me, ma ancora non capivo che cosa mi stesse succedendo. Il chirurgo mi ha detto: “Visto che stai meglio, non ti operiamo, ma ti portiamo in terapia intensiva. Ti opereremo domani”».  Al contrario di quanto si potrebbe immaginare, non si trattava di un miglioramento passeggero. «Il giorno dopo – racconta Marcilio – ho scoperto che gli ascessi si erano ridotti del 70 per cento e l’idrocefalia era scomparsa. Dopo tre giorni, ho fatto altre analisi: non si vedevano neppure le cicatrici degli ascessi. Così ho scoperto di essere guarito». Tornato a casa per Natale, l’uomo si è confidato con il sacerdote da cui era stato seguito durante la malattia e dal quale aveva ricevuto l’Unzione degli infermi. «Nel dialogo con lui – afferma – è emersa la certezza che Madre Teresa aveva interceduto per noi. Ho capito che Fernanda aveva pregato senza sosta per me. Il mio era un caso difficilissimo. Fin dall’inizio, le diagnosi non erano buone e sembrava solo che peggiorassi. Alla fine, attraversata questa grande sofferenza, abbiamo capito che qualcosa era accaduto. Eravamo certi che fosse un miracolo e il parroco ci ha chiesto di scrivere la nostra storia alle Suore della Carità». La malattia si era manifestata poco dopo le nozze e i medici, considerate le cure alle quali l’uomo era stato sottoposto, avevano escluso l’eventualità di una gravidanza. «Eravamo tristi – ricorda Marcilio – ma ci siamo detti: “Se Dio lo vuole, avremo dei figli”. Sei mesi dopo il ricovero, sono tornato al lavoro e, qualche settimana dopo il trasferimento a Rio, Fernanda ha iniziato ad avere delle nausee. Siamo andati dal medico, che ha annunciato: “Signora, lei è incinta”. Abbiamo risposto che era impossibile, ma gli accertamenti ci hanno dato torto. Il bambino c’era». Al primogenito, venuto al mondo il 26 febbraio 2010, si è presto aggiunto un fratellino, nato il 28 agosto 2012. «I miei figli sanno tutto – aggiunge Marcilio –, ci hanno sempre accompagnati e, quando andiamo dalle suore a pregare, anche loro capiscono e si uniscono a noi. Dopo il miracolo la mia fede è cresciuta tanto. Vedo la Grazia. Ero malato, non riuscivo a camminare, dovevo sempre essere aiutato. Oggi cammino, ho una famiglia e sono molto riconoscente».  Marcilio non vuole però che il suo sia considerato un privilegio: «Il messaggio di Madre Teresa è che la misericordia di Dio è per tutti – sostiene –, io e Fernanda siamo persone normali nel popolo di Dio. Dio sceglie a chi far conoscere la Sua misericordia per poter arrivare a tutti, come nel caso di Madre Teresa che curava chiunque, senza fare distinzioni. Spero che la canonizzazione di Madre Teresa  insegni ai popoli di avere misericordia gli uni per gli altri. La misericordia di Dio è per tutti, ripeto. Io ho ricevuto questo miracolo, ma Dio sceglie anche te. Tutti noi siamo scelti».  «Sento un’enorme gratitudine quando vedo Marcilio  e i nostri figli – fa eco Fernanda –, ringrazio Dio e Madre Teresa ogni volta che li guardo e ogni volta la mia gratitudine cresce. Sono sicura che tutte le preghiere siano ascoltate da Dio e che Lui ci doni sempre il Suo amore. Nel giorno della canonizzazione, penso di non avere il diritto di chiedere ancora qualcosa a Dio: posso solo ringraziare», conclude. 
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