mercoledì 6 gennaio 2016
Il piccolo Divane è nato lo scorso 18 ottobre a bordo della “Dignity I”, una delle due navi di Medici senza frontiere impegnate nell’attività di ricerca e soccorso in mare.
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Sono più di 3mila i profughi annegati lo scorso anno sulle rotte dei barconi del Mediterraneo e di questi oltre 700 erano bambini. Accanto alle immagini di morte che hanno sconvolto il mondo, il 2015 ci ha consegnato però anche un simbolo di speranza. Si tratta del piccolo Divane nato lo scorso 18 ottobre a bordo della “Dignity I”, una delle due navi di Medici senza frontiere impegnate nell’attività di ricerca e soccorso in mare. Sua madre, Collins, è una ragazza di 25 anni, assistente infermiera in un ospedale di Douala in Camerun. Dopo due anni di lavoro senza stipendio, lei e suo marito decidono di trasferirsi a Banki, nel nord del Paese, affidando ai parenti il loro primogenito Warren di appena 2 anni. Quando la città cade sotto il controllo degli jihadisti di Boko Haram, Collins e suo marito vengono fatti prigionieri. Con l’aiuto di un’altra donna, Collins riesce a scappare perdendo però ogni traccia del marito. Una fuga di sei mesi fino alla Libia dove, ormai al termine della gravidanza, viene picchiata prima di riuscire a imbarcarsi su un gommone insieme ad altre 120 persone. Oggi mamma e figlio vivono sulle colline tra Fano e Pesaro, in una struttura di accoglienza per venti migranti donne gestita dalla cooperativa sociale “Labirinto”. Ma la loro storia continua a far notizia. Lo scorso 13 dicembre infatti il vescovo di Fano-Fossombrone- Cagli-Pergola ha aperto la Porta Santa della Cattedrale fanese tenendo in braccio Divane. «Questo neonato – ha detto monsignor Armando Trasarti – sarà la nostra icona per tutto l’Anno della misericordia, un’immagine che ci deve far pensare a chi non ha niente e affronta un viaggio difficilissimo per cambiare la propria vita portandosi dietro tante ferite». Oggi, nella Giornata dell’infanzia missionaria, Divane verrà battezzato nella parrocchia della Santa Famiglia di Fano. Una scelta che Collins ha esternato a don Vincenzo Solazzi, responsabile diocesano di Migrantes e delegato regionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. «Ho voluto chiederglielo più volte – racconta Solazzi – perché all’inizio pensavo di non aver capito bene, visto che lei non è cattolica anche se in Camerun ha seguito alcuni gruppi cristiani di preghiera. Alla fine entrambi ci siamo commossi fino alle lacrime». E nella notte di Pasqua anche Collins riceverà il Battesimo dopo avere ultimato il cammino di preparazione. «Voglio che mio figlio sia un cristiano – ci dice questa mamma con un sorriso raggiante – e oltre a Divane, che significa “segno divino”, lo chiamerò Dignity in ricordo della nave che lo ha salvato ma anche perché è un segno di quella dignità che nessuno ci può togliere». E in vista del Battesimo don Solazzi, insieme alla diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola e alla cooperativa “Labirinto” coordinata da Pino Longobardi, sta organizzando la mobilitazione di oltre 500 rifugiati della provincia di Pesaro. Tra loro tanti musulmani e appartenenti ad altre religioni provenienti da varie parti del mondo, attirati, quasi come i Magi nel giorno dell’Epifania, da questo piccolo “segno divino di dignità”.
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