martedì 26 luglio 2016
Al quartier generale dei giovani francesi al 13 di via Pedzichow, a Cracovia, lo sgomento iniziale ha lasciato posto alla necessità di rispondere con la preghiera. Parla monsignor Pontier (nella foto). (Antonella Mariani e Francesco Ognibene)
Rouen, Papa Francesco condanna l'odio
Il presidente dei vescovi ribadisce: fraternità
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"Tutta la comuntà francese è colpita, segnata da quanto accaduto vicino a Rouen": il presidente dei vescovi francesi, Georges Paul Pontier, nonostante l'emozione non si sottrae ai giornalisti che da questa mattina affollano il cortile del quartier generale a Cracovia, un complesso scolastico al numero 13 di via Pedzichow.

Inutile negare che la notizia dell'efferato assassinio dell'anziano sacerdote, colpito nella sua chiesa, è caduto come un fulmine a ciel sereno nel clima di festa della Gmg. Il gruppo di Rouen è stato diligentemente tenuto lontano dalla curiosità dei media, grazie anche al fatto che i ragazzi sono di stanza in un paese a 30 chilometri dalla città. Nel pomeriggio i loro coordinatori hanno organizzato momenti di riflessione e di preghiera, "per il sacerdote ucciso e per tutte le vittime della violenza", precisa sorella Nathalie Becquart, responsabile della pastorale giovanile di tutta la Francia.

Il vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, è partito nei momenti successivi alla tragedia, per stare vicino alla sua comunità, e ha lasciato scritto parole piene di umanità: "Grido verso Dio, con tutti gli uomini di buona volontà. Oso invitare i non credenti a unirsi a noi. Con i giovani della Gmg noi preghiamo come abbiamo pregato attorno alla tomba di padre Popiulusko a Varsavia, assassinato sotto il regime comunista. La Chiesa cattolica non può prendere altre armi che la preghiera e la fraternità tra gli uomini. Lascio qui centinaia di giovani che sono l'avvenire dell'umanità. Io domando loro di non arrendersi alla violenza e di diventare apostoli della civiltà dell'amore".

E di amore e di perdono parla anche monsignor Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza episcopale francese. "Rigettiamo il sentimento di vendetta, in molti cercano di mettere divisioni tra noi, ma questo non è un percorso cristiano, La fraternità è la nostra forza, e se mette in discussione questo principio si andrà verso la distruzione".

Al quartier generale dei giovani francesi al 13 di via Pedzichow, all’interno di un complesso scolastico, lo sgomento dei primi minuti progressivamente lasciato il posto alla necessità di rispondere con la preghiera. Al Centro media internazionale s’è appena conclusa la conferenza stampa con protagonisti due ragazzi siriani che vivono sotto le bombe, la tragedia francese pare la prosecuzione dei loro racconti. “E’ triste pensare che si attenti alla vita di persone dedicate a Dio e al prossimo – è la dichiarazione di Olivier Naves, portavoce degli scout d’Europa francesi a Cracovia, occhi fissi a terra, dolore dipinto sul volto, normanno pure lui come il sacerdote ucciso –. E’ un attacco alla Chiesa attraverso le persone che la rappresentano. Un gesto odioso, non sappiamo ancora se di matrice islamista oppure opera di folli, la situazione è confusa”.

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