venerdì 17 maggio 2013
Oggi l'incontro dei vescovi di questa regione ecclesiastica con il Papa. ​L'arcivescovo Miglio, presidente della Conferenza episcopale sarda: il secolarismo è giunto anche da noi. Servono laici preparati, capaci di dare ragione del Vangelo.
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​Buenos Aires «chiama» Bonaria. E papa Bergoglio «chiama» Cagliari, dove egli stesso ha annunciato di volersi recare in settembre. Così la visita ad limina dei vescovi sardi è cominciata praticamente con due giorni di anticipo. E con un dono. Che Francesco stesso ha fatto ai presuli e all’intera comunità ecclesiale dell’isola. «Sono grandi la gioia e la commozione di tutti noi – afferma monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda – per la prontezza con cui il Santo Padre ha accolto il nostro invito a visitare il Santuario della Madonna di Bonaria. Fin dal momento della sua elezione, da tutta la Sardegna si era elevato un coro che ci esortava ad invitare il Papa. Ed ora questo desiderio è stato esaudito».Mercoledì scorso i fedeli sardi che sono venuti a Roma in pellegrinaggio hanno ascoltato l’annuncio del Papa. Qual è stata la loro reazione?Gioia per la notizia e gratitudine al Papa per la sua decisione. Ho sentito anche le autorità regionali e il sindaco di Cagliari, ho letto i giornali. Sono davvero tutti entusiasti. Noi vescovi poi siamo rimasti colpiti per il tono affettuoso con cui il Papa ha dato l’annuncio e per la scelta di compiere uno dei suoi primi viaggi in Italia visitando la regione più povera. Del resto devo dire che c’era stato quello che oggi quasi potremmo definire un segnale premonitore.Quale?Un mese prima dell’elezione, il 13 febbraio scorso, la polizia municipale di Buenos Aires aveva scritto alla Regione Sardegna chiedendo una statua della Madonna di Bonaria, da collocare come patrona nei suoi uffici. Il 13 marzo, alla notizia dell’elezione, la Regione ha contattato la diocesi e ci siamo subito attivati. Mercoledì, infatti, il Papa stesso ha benedetto la statua, che verrà portata a Buenos Aires da una delegazione.In attesa di conoscere la data esatta della visita, come presenterete a papa Francesco la Chiesa di Sardegna durante la visita ad limina?Mi piace parlare di una Chiesa e di un popolo che hanno il centro della loro fede nella Pasqua, evento qui fortemente sentito. Una Chiesa che si specchia appunto nella figura di Maria (sentir cantare l’Ave Maria in sardo è un’esperienza ogni volta toccante), che è molto legata ai suoi santi, sia agli antichi martiri, sia a quelli più recenti come ad esempio sant’Ignazio di Laconi e il beato Fra’ Nicola. Ma la nostra è anche una Chiesa che da oltre 80 anni forma il suo clero nel Seminario regionale, il che crea una base di unità e apre a forme di collaborazione tra le diverse diocesi. E naturalmente è una Chiesa che accoglie nella carità, com’è testimoniato dalle tante iniziative a favore dei poveri e degli ultimi.Alla luce di questi punti di forza, quali sono dunque le principali preoccupazioni pastorali?Il secolarismo purtroppo non conosce confini e arriva anche da noi. La crisi della famiglia, in particolare, è uno degli aspetti che maggiormente chiedono risposte. Urge quindi guardare avanti e prepararsi a dare risposte adeguate. Se infatti le famiglie non reggono, ne risentono anche i giovani esposti a diversi pericoli tra i quali il più insidioso è la droga. La crisi dell’istituzione familiare inoltre porta con sé l’inverno demografico. Anzi da questo punto di vista la Sardegna è il fanalino di coda e questo non viene adeguatamente messo in rilievo. Infine c’è la crisi del lavoro. Insomma l’annuncio del Vangelo non può non tenere conto di questo scenario sociale.Quali le possibili risposte?La nostra Conferenza episcopale sta insistendo molto sui cammini di iniziazione cristiana. Occorrono laici preparati e adulti nella fede, capaci di dire le ragioni del Vangelo in ogni ambito della vita pubblica. Tra l’altro va ricordato che proprio a Cagliari Benedetto XVI lanciò nel 2008 il suo appello per una nuova generazione di cattolici impegni nella politica, nell’economia e in generale nella società. Adesso attendiamo la visita di Francesco e le sue indicazioni che, del resto, cominceremo ad ascoltare fin da questa visita ad limina. Stiamo anche insistendo sulla purificazione della pietà popolare e sulla valorizzazione del nostro patrimonio artistico. Ad esempio attraverso la ricostruzione di itinerari come il Cammino di Santa Barbara nel Sulcis Iglesiente, quello di San Giacomo nel centro dell’Isola e quello di Sant’Efisio nel Cagliaritano.Spesso la Sardegna viene presentata come un’isola a due velocità. Crisi economica nelle attività tradizionali (le miniere, ad esempio) e grande ricchezza nelle zone turistiche. In che modo la Chiesa intercetta le questioni sociali della regione?La Chiesa è vicina in molte forme a tutti coloro che soffrono a causa della perdita del posto di lavoro. E questa vicinanza è ricercata e apprezzata. Ma cerca anche di ricordare che lo sviluppo turistico non può prescindere dai valori e che richiede formazione degli operatori e rispetto della natura.​​
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