sabato 10 ottobre 2015
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La novità finora più rilevante del Sinodo? «Il lavoro nei circoli minori». Il tema che più lo ha colpito? «L’accento posto sul ruolo della donna». Il clima complessivo dei lavori? «Come ha detto il Papa, non siamo un parlamento e ogni giorno che passa lo constato di persona». Al termine della prima settimana dei lavori, il cardinale Gualtiero Bassetti fa il punto sul Sinodo e sottolinea: «C’è apertura, parresía e dialogo. In una parola c’è comunione». Eminenza, come fotograferebbe questa prima parte di lavoro? Il confronto è stato fin dall’inizio bello e fecondo. Il Papa ha voluto dare più spazio ai circoli minori e perciò la maggior parte del tempo la passiamo nei gruppi. Per ogni gruppo siamo 25-30 persone e questo rende possibile un confronto franco, aperto, leale, sempre con uno stile ecclesiale. Nel mio circolo, 'Italicus A', ad esempio, ci sono vescovi di tutto il mondo ed è bellissimo sentire le loro esperienze. Si respira davvero la cattolicità della Chiesa. I temi che l’hanno maggiormente colpita? In questi primi giorni di lavoro stiamo affrontando la prima parte dell’Instrumentum laboris, dove è descritto il panorama socio-religioso complessivo. La mentalità del mondo, il secolarismo, le difficoltà che la famiglia deve affrontare. Ma ripeto, questo esame viene fatto con molta apertura. Un discorso interessante, emerso in più interventi, è quello sul ruolo della donna nella Chiesa e nella società, tema che finalmente si comincia ad affrontare approfonditamente e al quale, come sappiamo, il Papa tiene particolarmente. Le tematiche più specifiche, invece, le affronteremo più in là. E se dovesse sintetizzare con un’immagine questa prima settimana? Il più piccolo membro del Sinodo è Davide, un bambino di quattro mesi. Davanti a lui, al suo papà e alla sua mamma, che ogni tanto esce dall’aula per allattarlo, non c’è bisogno di fare tanti discorsi teorici e cercare una dotta definizione della famiglia. La testimonianza di che cosa è una famiglia ce l’abbiamo ogni giorno durante i lavori. Tra l’altro, mai a un Sinodo c’erano stati tanti laici e tante famiglie. Ma in definitiva, sinodo pastorale o dottrinale? Pastorale, senz’altro. Ma questo non vuol dire che non possano essere toccati anche aspetti dottrinali. Non per cambiare la dottrina, ma per approfondire. Anche il Concilio Vaticano II fu pastorale, ma ne sono scaturite quattro costituzioni dogmatiche. In un certo senso tutto quello che si fa nella Chiesa coinvolge sempre la dottrina e naturalmente la dottrina applicata al popolo di Dio. E questo è appunto l’aspetto pastorale. A volte si dice che c’è un Sinodo vero e un altro Sinodo raccontato dai media. Qual è la sua opinione al riguardo? Quello che conta è il clima di apertura, di parresía e di fiducia totale che c’è tra noi. Il Papa ha detto: 'Parlate liberamente' e infatti questo non è un parlamento dove c’è una parte che deve vincere e una minoranza che va schiacciata. Le risposte, ha aggiunto Francesco, verranno dal vostro amore, dalla vostra sapienza, dal vostro attaccamento alla famiglia, ma soprattutto le risposte le daremo secondo il Vangelo. Quindi il Papa è molto sereno nei confronti di questo Sinodo. Qualcuno però si è stupito dell’intervento del Pontefice di martedì scorso, anche considerando che nel Sinodo straordinario aveva parlato solo all’inizio o alla fine. Dopo la bellissima introduzione di lunedì, il secondo intervento del Papa si è reso necessario perché c’erano da chiarire alcuni aspetti che non erano stati compresi bene, a motivo delle novità introdotte nel Sinodo (ad esempio il maggiore spazio dato ai circoli minori). Egli, dunque, ha fatto opportuni richiami su come dobbiamo camminare insieme. Sinodo, ha detto più volte, vuol dire essere sulla stessa strada, perché la via è Gesù Cristo. Che cosa intendeva, secondo lei, Francesco con l’espressione «ermeneutica cospirativa»? A dire il vero, io non me la ricordo. Ma anche se il Papa non si fosse espresso in questi termini, ha detto comunque l’equivalente, cioè che il Sinodo non è un parlamento. Lui usa un linguaggio fortemente evocativo. Ma sempre con dolcezza. In sostanza non è che una parte debba vincere sull’altra, ma l’importante è che noi riusciamo a far emergere il Vangelo, cioè la buona notizia della famiglia. Naturalmente con realismo, rendendoci conto di tutte le problematiche e affrontandole a 360 gradi, proprio come vuole il Santo Padre. Nessuna frattura dunque? La dialettica c’è sempre stata nella Chiesa. E grazie a Dio. Basti pensare alle Lettere di San Paolo o alle dispute dell’inizio di questo secolo tra le Università Gregoriana e Angelicum sul tema della Grazia. E anche al Concilio il dibattito non è mancato. La Chiesa non è una palude, ma un mare agitato da Dio e dai problemi degli uomini. Alla fine, però, a prevalere è la comunione.
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